"La recessione economica nel Sud e Isole è finita; è iniziato il recupero. L’aspetto positivo è la ritrovata simmetria tra il fiacco andamento dell’economia meridionale e insulare e quello dell’economia centro- settentrionale, caratterizzate da forti differenze negli anni della grande crisi".
Lo si legge nelle analisi del 31° Report Sud, “Dall’ammuina al nuovo ordine sociale”, corroborate dai risultati dell’indagine semestrale Diste-Fondazione Curella, presentato oggi. "L’economia meridionale ha mantenuto nella prima parte del 2016 un profilo di crescita più deciso sia rispetto al 2015, sia rispetto al Centro/Nord. Confermano queste indicazioni la gran parte degli indicatori di domanda e offerta, oltre che i dati del mercato del lavoro".
Secondo l'Istat, nel primo semestre 2016, l’occupazione totale del Mezzogiorno è cresciuta dell’1,8%, pari a 108 mila posti di lavoro in più di gennaio/giugno 2015; nel Centro/Nord l’aumento è dell’1,4% con la creazione netta di 233 mila nuovi posti. Per la disoccupazione il miglioramento è meno apprezzabile, con il relativo tasso sceso al 19,3% nel Sud/Isole e all’8,6% dell’altra area dovuto anche all'aumento della forza lavoro.
Quanto alle previsioni per il biennio 2016/2017, le stime sul prodotto interno lordo dell’anno in corso prefigurano un aumento dello 0,9%, non distante da quello del 2015 (+0,8%), e leggermente superiore al Centro/Nord (+0,6%) e alla media nazionale (+0,8%).
“L’occupazione – afferma il professore Pietro Busetta - cresce a ritmi più interessanti. Mentre negli anni passati era stato richiamato il rischio di una ripresa senza lavoro, la cosiddetta “jobless recovery”, ora sembra delinearsi il problema inverso, una “productless recovery”, una ripresa senza prodotto. Creare occupazione priva di ricadute adeguate in termini di prodotto – continua Busetta - significa che i nuovi posti di lavoro sono di scarsa qualità, dirigendosi verso settori a bassa creazione di valore aggiunto e non trovando sbocchi in settori più produttivi. Ma i segnali di una diversa attenzione al Sud ci fanno essere ottimisti sul futuro di questa area del Paese”.
Comunque sia, l’occupazione dopo il +1,6% del 2015 è prevista aumentare dell’1,5% per quest’anno e dello 0,5% per il prossimo. Alla fine del periodo di previsione il numero degli occupati, 6 milioni 71 mila circa, resterà pur sempre inferiore di 395 mila unità all’anno pre/crisi (2007), ritornando ai livelli raggiunti attorno alla metà degli anni Novanta del secolo scorso. Per il tasso di disoccupazione si prevede una discesa a quota 18,8% nel 2016 e al 18,3% per il 2017. Il differenziale sfavorevole con il Centro/Nord resterà comunque molto ampio, registrando quest’area tassi dell’8,3% nella media di quest’anno e dell’8,1% il prossimo.
“Le Startup innovative – dice Alessandro La Monica continuano a crescere a doppia cifra, e in misura superiore al resto del Paese. A fine giugno il loro numero sale a 1.365 unità, in aumento del 42,8% rispetto a giugno dell’anno precedente, per un totale di 409 nuove iniziative.
Sul fronte della domanda i consumi sul territorio economico aumentano dell’1,6% nel 2016, in virtù anche di un’espansione dei flussi turistici: nel 2016 il numero delle presenze nelle strutture ricettive dovrebbe aggirarsi attorno a 80 milioni contro i 76 milioni e più del 2015. Per l’anno che verrà si prevede una dinamica in rallentamento della crescita a +1,3%. Sulle decisioni di consumo delle famiglie residenti incideranno le variazioni attese per l’occupazione e il reddito disponibile.
Sul versante della produzione spicca il settore industriale, con il valore aggiunto che cresce del 2,4% nel 2016 e dello 0,8% nel 2017.
Nel settore agricolo, dopo l’exploit dello scorso anno il valore aggiunto prodotto ritorna su dinamiche maggiormente contenute, e pari ad un +0,5% quest’anno e +1,3% nel 2017. Il valore aggiunto dell’eterogeneo settore dei servizi è atteso in crescita dello 0,5% nell’anno in corso e dello 0,3% nel prossimo, sorretto soprattutto dalle attività di ristorazione, alberghiera, commerciale e dei trasporti.