Natale e tredicesime in arrivo. Tempo di felicità e anche di amarezza. Le famiglie, 33 milioni di italiani, attendono di ricevere la Tredicesima, pari a complessive 36 miliardi di euro in Italia, un aiuto per pagare mutui, tasse e bollette varie. Di queste Tredicesime, si calcola che il Fisco ne incasserà 10,4 miliardi di euro. Cosa rimane nelle nostre tasche di tanto denaro? Poco o nulla, se vogliamo onorare i nostri impegni finanziari.
La Regione con alto numero di beneficiari è la Lombardia, seguono Lazio e Veneto. Del Sud non si fa menzione, né la Sicilia risulta tra beneficiari degni di nota.
Di contro, commercianti e bottegai artigiani auspicano un mese di dicembre ricco di incassi, dalla Lombardia al Lazio e al Veneto, non sarà così per il commercio al Sud.
Ancora una volta, quindi, l’Italia economica e commerciale si presenta spaccata in due, tra ricchi e poveri, tra consumi in crescita al Nord in prevalenza e crollo dei consumi nella “bassa” Italia, che oggi - si ipotizza - rischia una caduta di incassi del 50% rispetto agli anni precedenti.
È la crisi che ci abbandona nella disperazione. Si dice: l’occupazione è in crescita. Ma quale crescita? Aumenta, è vero, la disponibilità di lavoro, ma solo se con contratti a termine. Due o tre mesi, al massimo. Poi si ritorna come prima col turnover spietato dell’occupazione. Precariato, che aNatale si ammanta di tristezza infinita. Sono, infatti, circa 2.8 milioni in stato di precariato, dal Centro Italia al Sud, eppure si ribadisce che la crescita è costante, se è vero che nell’ultimo terzo trimestre risultano circa 79 mila nuovi occupati; in realtà il “lavoro stabile” è sceso al 17% del totale, nella misura di uno su sei con il rischio di nuovi record del precariato.
E si parla anche di rivoluzione digitale. Ma è davvero in corso questa “rivoluzione” dell’era moderna dell’occupazione? Mancano gli esperti. Quanti sono impegnati nell’opera di formazione? La velocità digitale registra, nell’ambito informatico, numeri in crescita degli addetti, ma mancano, ad oggi, circa 62 mila esperti. Ma le regioni del Sud sono, ed è una sorpresa, tra le più impegnate sul fronte delle imprese digitali, sono la Sicilia, la Puglia, la Campania che primeggiano di fronte al Veneto, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna.
Ma al Sud la “velocità digitale” non è “veloce” perché i vantaggi competitivi sono lenti e presentano squilibri, tra costi e ricavi, rispetti a quelli dell’alta Italia che ha più infrastrutture e territorio commercialmente più dinamico.
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