La Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno ha presentato il rapporto annuale mettendo in evidenza una situazione non certo incoraggiante nell’Italia del Sud. Dall’analisi emerge infatti una diversa distribuzione dei redditi fra Nord e Sud che a sua volta mette in evidenza come nel Mezzogiorno si concentrino le sacche di povertà più grandi d’Italia, ma anche che il Sud è ormai a rischio desertificazione industriale con i giovani cervelli in fuga verso il Centro-Nord. Negli ultimi venti anni sono emigrate dal Sud circa 2,7 milioni di persone. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’ha definito “un quadro inquietante”. Per questo dice il capo dello Stato “la via da perseguire deve essere quella dell'avvio di un nuovo processo di sviluppo nazionale” che trovi solida base nel Sud. I dati, d’altronde, parlano chiaro: la piccola ‘ripresa’ del 2014, infatti, non toccherà il Mezzogiorno. Qui il Pil resterà fisso allo 0,1% mentre il Centro-Nord correrà verso lo 0,9%. Secondo il rapporto Svimez, dal 2007 al 2012, il manifatturiero al Sud ha ridotto il proprio prodotto del 25%, i posti di lavoro del 24% e gli investimenti addirittura del 45%. E con l’aumento della disoccupazione, è cresciuto il fenomeno dell’emigrazione: nel 2011 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord circa 114 mila abitanti. Principalmente in Lombardia, che ha accolto nel 2011 in media quasi un migrante su quattro, seguita dal Lazio. Tra la destinazioni c’è anche l’estero: nel 2011 i cittadini italiani trasferiti oltre il confine sono stati circa 50mila, 10mila in più rispetto al 2010 e in crescita rispetto a dieci anni fa, quando erano 34mila. La disoccupazione resta una delle piaghe più forti del Sud: nel primo trimestre 2013 il Meridione ha perso 166mila posti di lavoro rispetto all’anno precedente scendendo sotto la soglia dei 6 milioni. Nel 2012 il tasso di occupazione in età 15-64 è stato del 43,8% nel Mezzogiorno a fronte di un 63,8% nel Centro-Nord. Conseguentemente anche i consumi sono andati giù: dal 2008 al 2012, sono sprofondati del 9,3%, oltre due volte in più del Centro-Nord (-3,5%). Crollati anche gli investimenti. Ed a a fronte di una diminuita spesa pubblica, l'aumento della pressione fiscale ha peggiorato la situazione al Sud. È necessaria “una riqualificazione delle istituzioni — ha scritto Napolitano — che permetta di superare diffuse inefficienze e di assicurare la realizzazione di politiche nazionali ed europee dirette alla crescita dell’economia e dell’occupazione”. Insomma quello del Mezzogiorno rimane un nodo da sciogliere, anche perché non ci può essere una vera ripresa in Italia se il Sud resta in queste condizioni.
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