Where the Streets Have No Name cantavano gli U2 e chissà se si riferivano alle strade di Palermo, che prive di tabelle che indicano i nomi delle vie, sono a tutti gli effetti delle strade fantasma. Vie che non esistono per i postini o per la Rap, ma che di certo esistono per i residenti che da anni sono costretti a subire i disagi derivanti da questa assurda situazione.
Per esempio, è il caso di Vicolo del Secco, una strada che da 10 anni si trova sprovvista di tabelle o indicazioni che segnalano la presenza della via. Il tutto a discapito dei residenti, costretti a vivere delle situazioni che sfiorano il ridicolo. A segnalarlo è uno degli abitanti della via, Ennio Giganti, residente al civico 2, che ha raccontato a Palermomania i disagi derivanti da tale situazione. “Io ho comprato casa e quando sono arrivato pensavo fosse una situazione provvisoria, ho pensato “avranno restaurato gli edifici da poco e devono ancora inserire le tabelle”. Ma Ennio si sbagliava. Le tabelle non sarebbero state inserite di lì a poco e nemmeno molto tempo dopo, perché si sa, “non ci sono soldi”, quindi che vi lamentate a fare?
“Ho mandato fax, email, ho telefonato all’ufficio toponomastica e puntualmente mi dicevano “non abbiamo i soldi”. Qualche giorno fa mi ha risposto una signora dicendomi “Ma non abbiamo soldi. Non lo sa?””, Ennio risponde che sì, lo sa ma che vorrebbe comunque parlare con qualcuno che possa aiutarlo a risolvere la situazione. Così la gentilissima signora gli consiglia di mandare l’ennesima email, stavolta ad uno dei due dirigenti dell’ufficio toponomastica. Ma non è un mistero che spesso le email, soprattutto quelle poco gradite, vengano subito cestinate senza neanche essere lette. Così Ennio spiega alla dipendente che “ è da 10 anni che c’è questa situazione e che presto avviserò la stampa. Allora la signora mi ha detto: “faccia quello che vuole” e ha chiuso il telefono”. Che dire, la cortesia e l’efficienza di alcuni dipendenti pubblici lascia senza parole.
Ma visto che i disagi si estendo anche nel caso della pulizia delle strade, Ennio ci racconta di aver inviato una segnalazione anche alla Rap. Risposta? Non pervenuta. Nessuno si occupa della pulizia di strade e marciapiedi e quindi “facciamo pulire agli addetti alla pulizia delle scale. Chiediamo se possono dare una pulita anche al marciapiede”, dice Ennio, che racconta come la mancanza di pulizia faccia sembrare la strada più sporca di quelle di Tunisi. L’asfalto, poi, è in condizioni pessime (come si vede dalle foto), con conseguenti allagamenti nei giorni di pioggia.
Dulcis in fundo, il mancato recapito della posta. Le opzioni a disposizione dei residenti sono due: o il postino, di buon cuore, annuncia gridando per la strada stile venditore ambulante, i nomi di chi ha ricevuto la posta, oppure “Se io devo ricevere un pacco o una raccomandata dò l’indirizzo di mio papà che abita a Ciminna, perché qua non posso ricevere nulla”. Niente raccomandate, niente pacchi e niente notifiche importanti. Insomma i residenti del civico 2, così come quelli della palazzina del civico 8, non esistono. Non hanno diritto ai più semplici ed elementari diritti che spetterebbero ad ogni cittadino. Ma quando si tratta di pagare le tasse, quei residenti esistono eccome e non possono esimersi dal pagare per un servizio, come quello della raccolta dei rifiuti o della pulizia delle strade, a cui di fatto non hanno accesso.
Una situazione assurda che si estende a tutta la città. Come nel caso di Piazza Beati Paoli. Una piazza storica e anche molto visitata dai turisti, ma anche qui non esiste una tabella che ne indichi la presenza. Come fanno i turisti a sapere che quella è Piazza Beati Paoli? “Si fidano sulla parola”. “Qui da dove si capisce che è Piazza Beati Paoli?”, chiede Ennio al proprietario di un chioschetto storico situato nella piazza. Non lo sa neanche lui. E tra l’altro, nello stesso quartiere ci sono anche una farmacia, un supermercato, insomma tutta una serie di servizi abbastanza importanti.
Tutto ciò è normale? No. Ma sembra che al Comune di Palermo nessuno sia disposto a fare nulla. “Sarei disposto a pagare di tasca mia le tabelle perché di certo risparmierei tempo e denaro, come quello speso per recuperare la posta a Ciminna”, conclude Ennio.
Qualcuno interverrà per risolvere al più presto la situazione? Al momento sembra non ci sia dato saperlo. Abbiamo chiesto spiegazioni in merito al responsabile dell’ufficio toponomastica, Michelangelo Salamone, e in attesa di una sua risposta continuiamo a sorbirci queste storie di ordinaria follia.
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