La Keller Elettromeccanica ha rappresentato una solida realtà nel nostro territorio, per quanto riguarda la produzione di materiale rotabile e ferroviario, con una delle sue due sedi a Carini, a pochi chilometri da Palermo. E 500 erano gli operai impegnati in queste lavorazioni. La sede ormai ha chiuso per fallimento, ma la domanda più frequente oggi continua ad essere: di chi sono le responsabilità nella chiusura della Keller? Cosa ha fatto la politica? E i sindacati? Questo è quello che continuano a chiedersi gli operai che hanno perso il lavoro.
Intanto, qualche giorno fa si è tenuto a Villa Niscemi un incontro tra il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, l'assessora alle Attività produttive, Giovanna Marano, e le organizzazioni sindacali, insieme a una folta delegazione dei lavoratori della Keller, ora in mobilità.
I segretari di Fim, Fiom e Uilm hanno manifestato le loro gravi preoccupazioni sul rischio che le aree messe a gara in seguito al fallimento possano essere aggiudicate per fini differenti da quelli industriali seguendo un destino diverso rispetto a quella dei lavoratori ex-Keller.
Orlando, in accordo con il sindaco di Carini Giuseppe Monteleone, si è impegnato a sostegno della difesa dell'utilizzo industriale di tutte le aree ex-Keller. «Inoltre - ha promesso il sindaco Orlando - invierò nei prossimi giorni una lettera ai ministri Guidi e Del Rio per sottolineare l'esigenza che la produzione di materiale rotabile, oggi del tutto assente, nell'isola, possa ripartire dal polo carinese anche alla luce delle nuove occasioni di sviluppo della mobilità su ferro».
Ma dal fronte della Keller non sembrano soddisfatti: «Il Comune di Palermo ha già appaltato la costruzione dei tram al colosso francese Bombardiè, ha affidato il rimessaggio e la manutenzione all’Amat attraverso un contratto di durata decennale, costruzione e manutenzione che poteva fare la Keller. Orlando e la Marano scriveranno ai ministri Guidi e Del Rio per sottolineare l'esigenza che la produzione di materiale rotabile, oggi del tutto assente nell'Isola, possa ripartire dai carinesi, però il governo, nei mesi scorsi, ha dismesso a Carini l'imesi del gruppo “Ansaldo Breda”, di proprietà del governo, fabbrica che operava nel settore rotabile».
«Qual è quindi la logica nel chiedere al governo di rilanciare il settore rotabile nel momento che la politica nazionale applica logiche di dismissione? - si chiede Ino La Monica, uno degli ex lavoratori -. Dall'altra parte anche il sindacato vuole giustificare ai propri iscritti che stanno facendo qualcosa, omettendo che la Keller è fallita e che i cespiti saranno venduti ad un asta pubblica e chiunque comprerà, non avrà vincoli giuridici e sindacali di nessun genere, come prevede la legge in questi casi. La richiesta doveva essere una: trovare immediatamente una soluzione occupazionale per i 190 lavoratori».
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