recensione fumetti

Dylan Dog Oldboy n.2 ''Il contrario e l'opposto'': l'Uomo, il Mostro e il Riflesso

Un viaggio tortuoso tra identità sdoppiate, coscienze ambigue e inquietudini metropolitane, nel secondo numero della nuova serie firmata Bilotta e Ponchione.
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Pubblicata il: 13/06/2025 - 16:06
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È in edicola dal 12 giugno il n. 2 di Dylan Dog Oldboy Seconda Serie, dal titolo “Il contrario e l’opposto”, edito dalla Sergio Bonelli Editore, con soggetto e sceneggiatura di Alessandro Bilotta, disegni di Sergio Ponchione, copertina di Marco Nizzoli.

L’albo si apre con un personaggio che assomiglia molto a Dylan Dog, ma forse - e sottolineiamo forse - non è lui. Intanto in città si verificano episodi stranissimi e inspiegabili: crudeli e psicotici assassini di colpo sembrano assaliti da scrupoli di bontà; come in una strana danza i partecipanti cambiano posizione e ruolo guidati da impulsi irrefrenabili e misteriosi. E il bene si scambia di posto con il male. Un’altra volta il tema del doppio; un’altra volta un’indagine sulle menti più complesse e forse perturbate: quelle delle persone comuni. Il malvagio spietato improvvisamente si riconcilia con il mondo; chi dovrebbe rappresentare il bene per antonomasia è in realtà il ricettacolo di ogni perdizione. E Dylan? Anche lui ha il suo alter ego; non ci sentiamo di aggiungere altro, ma, laddove le personalità sono più sfaccettate, non è facile dividere nettamente il bene dal male e il bianco dal nero. Ogni cosa tornerà al suo posto o forse non lo è mai stata. E non lo sarà mai.

I disegni rendono bene una storia particolarmente metropolitana, alla Sin city di Frank Miller, con tratti aspri, spigolosi e fortemente angolati. Il contrasto bianco nero è fortemente caricato per rappresentare graficamente il concetto dell’eterno dualismo morale presente nell’uomo.

I primi piani del Dylan oscuro raccontano perfettamente l’inquietudine di un’anima in travaglio e in transito verso mete ignote. Una considerazione: se il dark Dylan non eccede nella malvagità, forse il Dylan a cui siamo abituati non è poi così innocente. Un ottimo spunto di riflessione.

In copertina un pensoso Dylan Dog siede nel suo studio attorniato da oggetti antichi e suggestivi. Un’ambientazione tranquilla se non fosse che schizzi di sangue rivelano la presenza del male, quello peggiore, quello determinato dagli esseri umani e dalla loro cattiva coscienza.      

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