È morta all’età di 81 anni l’attivista sudafricana anti apartheid Winnie Mandela. L’attivista, prima moglie di Nelson Mandela, ha dedicato gran parte della sua vita adulta alla causa della gente e per questo era nota ovunque come “madre della nazione”.
Winnie Mandela era stata una personalità controversa, osannata come eroina durante i 27 anni in cui il marito era in carcere e poi demonizzata per la sua spregiudicatezza. Aveva sposato Nelson Mandela nel 1958 e insieme avevano avuto due figli, Zindzi e Zenani. I due si erano separati nel 1992, due anni dopo l'uscita di prigione di Nelson e hanno divorziato nel 1996, ma Winnie aveva mantenuto il suo cognome.
Nelson Mandela era entrato in clandestinità nel 1960, è stato riarrestato nell'agosto del 1962 e condannato al carcere a vita. Winnie aveva già avviato il proprio apprendistato di militante. Quattro mesi dopo il matrimonio aveva preso parte a una manifestazione contro le leggi sui lasciapassare obbligatori per i neri. Per questo venne arrestata e all'uscita dal carcere, dopo una settimana, scoprì di essere stata licenziata dall'ospedale nel quale lavorava. Nel 1985 decise di sfidare la messa al bando e tornò a vivere a Soweto. In quel periodo il movimento aveva messo in atto la sistematica devastazione dei ghetti neri per renderli ingovernabili e il ritorno di Winnie la trasformò immediatamente nella bandiera della protesta. A quel punto si svegliò anche la comunità internazionale e da quel momento la signora Mandela diventò una celebrità. Ma proprio la fama, l'arrivo di sovvenzioni e premi da ogni parte del globo attirarono intorno a lei figure di dubbia provenienza. Inoltre prese uno scivolone con il discorso di Munsieville, nell'aprile del 1986 quando sostenne l'opportunità del "necklacing" (la cosiddetta "pratica del collare di fuoco" che consiste nel bruciare vive le persone con l'ausilio di un copertone d'auto per tenerle ferme), dicendo: "Le nostre scatole di fiammiferi e le nostre collane libereranno questo paese".
Nel 1991 era stata condannata a sei anni in primo grado per il rapimento e l'uccisione dell'attivista 14enne Stompie Seipei accusato di essere una spia, una condanna ridotta in appello al pagamento di una sanzione. Nel 1995 Nelson Mandela l'aveva licenziata dal governo per le accuse di corruzione. La Commissione per la verità e la riconciliazione ha sancito la sua "responsabilità politica e morale per le gravi violazioni dei diritti umani" commessi durante gli anni della lotta anti apartheid.
Anche l'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu ha riconosciuto come Winnie Madikizela Mandela, con la quale aveva dissentito più volte in passato, sia stata una "figura ispiratrice per me e per generazioni di attivisti". "Ha rifiutato di inchinarsi all'imprigionamento del marito, al continuo abuso della sua famiglia da parte delle forze di sicurezza, alla detenzioni, ai bandi e alle punizioni", ha scritto il premio Nobel dopo l'annuncio della morte dell'attivista. Tutu aveva criticato in particolare il rifiuto di Winnie Mandela ad ammettere gli episodi più cruenti del periodo della lotta all'apartheid di fronte alla Commissione per la verità e la riconciliazione.
Winnie Mandela è stata una figura un po’ controversa, ma estremamente importante per il suo Paese. Rivoluzionaria, sregolata e spesso violenta, oggi il Sudafrica la ricorda davvero come madre della patria, un’eroina d’altri tempi, simbolo del desiderio di libertà del suo popolo. “Sono il simbolo di ciò che accade in questa nazione. Sono il simbolo vivente della paura dell’uomo bianco”.
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