"Che Emanuela Orlandi sia viva, lo credo anch'io, ma che sia a Londra, segregata in un manicomio e sempre sedata, mi pare una balla colossale". A dirlo all'Adnkronos è Ferdinando Imposimato che ha seguito per anni la vicenda Orlandi, prima come giudice istruttore, poi come legale della famiglia.
Di recente l'ex magistrato ha scritto un libro 'Attentato al Papa', edito da Chiarelettere, insieme al giornalista Sandro Provvisionato. "Al di là dell'esito dei processi - afferma - c'è un collegamento indiscutibile tra il progetto di assassinare Lech Walesa, l'attentato al Papa e il caso Orlandi. Nelle tre vicende ritroviamo i servizi segreti dell'Est, i Lupi Grigi usati come schermo e il Papa come obiettivo da colpire". Sul fatto che Emanuela sia viva Imposimato, che ha scritto diversi libri sulla vicenda Orlandi non ha mai avuto dubbi: "ho sempre detto che sono convinto lo sia. Ci sono dati obiettivi che lei era viva almeno fino al 1997, 1998. Una prima smentita della sua morte è, ad esempio, l'episodio dell'87, quattro anni dopo il rapimento, che la voleva presente a Parigi, seguito dal blitz di tre polizie europee (italiana, francese e tedesca) nella casa del turco Oral Celik, rifugiatosi nella capitale francese".
Un'altra prova della sua esistenza in vita, secondo il legale della mamma di Emanuela, è data dalle "precise informazioni provenienti dalla Germania di testimoni attendibili che hanno visto la Orlandi, insieme al suo compagno, nella cittadina tedesca di Bockum, dove si trovavano anche gli amici di Alì Agca''. ''Poi c'è stato il carabiniere in servizio a Milano, che ha saputo della Orlandi viva da uno dei turchi arrestati per traffico di droga, che spontaneamente aveva fatto queste rivelazioni. La ragazza avrebbe avuto anche dei figli. Del resto, lo stesso Agca - fin quando non ha subito intimidazioni - ha sempre detto che era viva. La mia convinzione - osserva ancora Imposimato - è che lei è sopravvisuta, perché gli islamici non uccidono le donne per rispetto del Corano, che vieta l'uccisione di un'innocente''.
Quanto al fatto che il padre di Emanuela sarebbe stato al corrente di qualcosa, Imposimato dice: "Ercole era una brava persona. Quello che sostiene 'Lupo solitario' assomiglia molto a quanto ha affermato nel 1983 Jona Andronov, giornalista russo della 'Literaturnaja Gazeta', in realtà colonnello del Kgb. Quando Andronov andò a casa dell'avvocato Gennaro Egidio difensore della famiglia Orlandi, tenne con lui una lunga conversazione, registrata dai carabinieri, in cui disse che la ragazza era stata rapita ed era viva e che il rapimento era avventuo per colpire il Papa attraverso Ercole Orlandi che sapeva cose molto serie e molto gravi. Ma questo era un depistaggio". Secondo Imposimato, "il caso Orlandi è indiscutibilmente connesso con quello di Mirella Gregori. Il vero movente del rapimento era ricattare Giovanni Paolo II e il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, per ottenere la grazia di Agca, ma soprattutto la liberazione di Ivan Antonov, caposcalo della Balkan Air di Roma".
A giudizio di Ferdinando Imposimato, la magistratura sta facendo indagini "in una direzione sbagliata, quella che riporta alla Banda della Magliana, concentrandosi su due personaggi di secondo piano Mario e Pierluigi per il fatto che parlavano romanesco. Qui tutto è stato fatto dal Kgb e dai servizi segreti bulgari. I documenti e le notizie sulla Orlandi venivano forniti dai due giudici bulgari, Petkov e Ormankov, in realtà due agenti segreti, al servizio del Kgb. La ragazza aveva con sé nella borsa, al momento della scomparsa, il documento di identità, prova del fatto che chi allora ha mandato i messaggio video e audio aveva con sé la ragazza".
"Una cosa è sicura al mille per cento. Abbiamo trovato una continuità, basata su riscontri documentali, tra l'attentato al Papa e i rapimenti di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi. Tutto fa risalire alla stessa organizzazione criminale formata da Kgb, servizi segreti bulgari e Lupi Grigi. Nessuno spazio, dunque, per i 'Lupi solitari'", conclude Imposimato.
Fonte: adnkronos
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