In Cecenia – una piccola repubblica della Federazione Russa - è in atto una vera e propria persecuzione contro i gay. Sarebbero almeno un centinaio gli uomini detenuti illegalmente in un centro di prigionia ad Argun, dove, secondo vari testimoni, vengono sistematicamente torturati.
Secondo il quotidiano Novaya Gazeta, almeno tre persone sarebbero morte. Il quotidiano russo riporta le testimonianze di alcune vittime, rilasciate solo dopo il pagamento di un elevato riscatto da parte dei familiari. “Ci hanno fatto l’elettroshock. Era molto doloroso. Ho resistito finché non ho perso i sensi e sono caduto a terra — ha raccontato uno di loro —. Ci picchiavano con dei tubi. Sempre sotto la vita. Ci dicevano che siamo cani che non meritano di vivere”.
Si tratta di veri e propri campi di concentramento per omosessuali, i primi in Europa dalla caduta di Hitler. Un orrore che si ripete dopo 70 anni. Sembra che le autorità seguano sempre lo stesso schema: viene fermata una persona, le sequestrano il telefonino e utilizzano foto e contatti per perseguitare altre persone. Inoltre, vengono sistematicamente torturati per estorcere delle informazioni.
Secondo quanto ricostruito da Novaya Gazeta, le persecuzioni sarebbero iniziate a fine febbraio, dopo l'arresto di un uomo sotto effetto di droga: nel suo cellulare sarebbero state trovate immagini “a contenuto omosessuale” e i contatti di altri uomini gay. Sarebbe così iniziata un'ondata di arresti e torture.
“Mi hanno portato in un posto che sembra abbandonato ma invece è una prigione segreta su cui non ci sono informazioni ufficiali — ha raccontato uno dei sopravvissuti —. Nella stanza accanto a noi c’erano prigionieri sospettati di aver combattuto in Siria e i loro parenti, probabilmente sono lì da anni”.
Nel campo di concentramento ci sarebbero fino a cento persone. “Più volte al giorno ci portavano fuori per picchiarci. Lo chiamavano “interrogatorio” — prosegue il testimone —. L’obiettivo era raccogliere più contatti di uomini gay”. E ancora: “Alcuni venivano picchiati con maggiore durezza. C’era un ragazzo che veniva torturato in modo più intenso. Era lì da più tempo di noi ed era a pezzi. Aveva ferite aperte sul corpo. Lo hanno consegnato ai suoi parenti e in seguito abbiamo scoperto che è morto”.
“Personalmente sono venuto a conoscenza di tre morti — ha riferito a Novaya Gazeta un altro testimone oculare —. C’erano solo tre modi per uscire da lì: pagare una somma enorme di denaro, dare i contatti di altri, o essere dati in mano a dei parenti perché fossero loro a finire il lavoro”. Da tutta la Cecenia stanno arrivando nuove testimonianze di persone che sono riuscite a scappare o che si stanno nascondendo da quello che in molti chiamano lo “sterminio degli omosessuali”. La direttrice di Human Rights Watch per la Russia, Tanya Lokshina, ha denunciato l'assenza di qualsiasi reazione da parte del Cremlino per la situazione critica della regione, “in cui l'omofobia è comunque intensa e dilagante”.
Mentre il portavoce del presidente ceceno Ramzan Kadyrov ha sottolineato che in Cecenia non ci sono omosessuali. “Se ci fossero, non sarebbe necessario arrestarli dato che i loro stessi familiari li invierebbero in posti da cui non potrebbero fare ritorno”.
Altrettanto preoccupanti le parole di Kheda Saratova, membro di quello che dovrebbe essere il Consiglio per i diritti umani ceceno: “nella nostra società cecena, chiunque rispetti le nostre tradizioni e cultura darà la caccia a questo tipo di persone senza bisogno di aiuto da parte delle autorità, e farà di tutto perché questo tipo di persone non esista nella nostra società”.
L'associazione radicale “Certi diritti” ha inviato una lettera urgente a Federica Mogherini e Angelino Alfano, sollecitandoli a fare in modo che la diplomazia europea non resti silente. “Non accennano a fermarsi le notizie che provengono dai media russi di opposizione che sono riusciti ormai a localizzare vere e propri campi di prigionia destinati agli omosessuali, dove uomini e ragazzi sequestrati dai corpi paramilitari subiscono sevizie di ogni tipo. Si parla di oltre 100 persone deportate dalla fine di febbraio e di almeno 3 morti. La necessità di preservare gli equilibri geopolitici con la Russia non insabbi il ricorso storico messo in atto dalle autorità cecene. Chiediamo che siano attivate tutte le iniziative urgenti e necessarie per l'invio di osservatori internazionali nella regione e concedendo immediatamente asilo ai sopravvissuti e alle vittime potenziali di questa follia”, così scrivono Leonardo Monaco e Yuri Guaiana, rispettivamente segretario e responsabile questioni transnazionali dell'associazione radicale Certi Diritti.
La storia dunque si ripete. L'orrore si ripete. Leggere certe notizie nel giorno dell'anniversario di morte di Primo Levi ci fa comprendere come l'umanità abbia imparato poco dal passato.
Il cosiddetto “omocausto” aveva portato allo sterminio di migliaia di uomini e donne gay nei lager nazisti. La storia, allora, non è stata maestra di vita, come ci si aspettava, ma sembra invece volersi ripetere con orrori – come appunto quello dei campi di concentramento – che non avremmo mai più voluto rivedere. Fa paura apprendere che nel 2017 possano avvenire simili episodi. Non è accettabile che una persona possa essere perseguitata e addirittura torturata fin quasi alla morte per via dei propri orientamenti sessuali. Non è possibile chiudere gli occhi davanti ad una tale violazione dei diritti umani e per questo bisogna utilizzare qualsiasi canale diplomatico affinché le sedi competenti intervengano quanto prima.
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