Ha subito diviso i telespettatori, tra chi la considera la copia europea di Stranger Things e chi invece l’ha subito amata, considerandola la migliore serie tv dell’anno. Stiamo parlando di Dark, la nuova e prima produzione originale di Netflix in Germania. Il colosso dello streaming online ha rilasciato i dieci episodi di questa serie tv lo scorso primo dicembre e in molti li hanno già divorati tutti.
Dark è una serie che colpisce sicuramente per le atmosfere cupe, i toni del racconto, la cupezza delle inquadrature e la fissità di alcune pose. E poi c’è la trama, che non si esaurisce in un semplice racconto fantascientifico, ma che affonda le sue radici nella filosofia moderna, da Nietzsche a Hegel, da Bergson a Spinoza fino a Heidegger. Una trama fitta e ingarbugliata, divisa tra passato e presente: oggi, gli anni ’50 e ’80.
Anche se in tanti hanno notato alcune somiglianze con Stranger Things (il riferimento agli anni ’80, la scomparsa di un ragazzino, gli esperimenti sugli esseri umani), Dark non ha niente da invidiare all’altro prodotto di punta di Netflix e anzi non potrebbe essere più diverso. I toni sono decisamente più cupi e si avverte subito la differenza tra un prodotto tipicamente americano e uno tedesco. Dark è complesso e profondo, la trama ingarbugliata, i salti temporali e le complesse relazioni tra i personaggi tengono attaccati allo schermo dall’inizio alla fine, senza possibilità di distrazione. I fitti boschi, la pioggia persistente e la nebbia contribuiscono a rendere l’atmosfera ancora più cupa e sinistra, rispecchiando anche la psicologia dei personaggi. Ognuno, a modo suo, ha un lato oscuro e un passato che ha contribuito a crearlo e a farlo emergere. Dunque non solo una trama complessa, ma anche la psicologia dei personaggi è approfondita e non lasciata al caso.
Forse i riferimenti più azzeccati sono quelli a Lost o Twin Peaks, che di certo hanno influenzato i produttori. “Sicuramente quello che ho visto quando ero ancora un’adolescente ha finito per influenzarmi – ammette Jantje Friese, sceneggiatrice –. Sia io che Boran siamo cresciuti con Twin Peaks. E come Twin Peaks anche Dark è ambientata in una piccola cittadina dove ci sono molti segreti”. “E poi – continua il regista Baran bo Odar – c’è anche Shining di Kubrick”.
I due showrunner, Baran bo Odar e Jantje Friese, volevano creare una serie internazionale: “Volevamo che Dark fosse legato alla Germania –dice Friese – alle sensazioni che si vivevano lì durante gli Anni Ottanta. E volevamo anche raccontare una storia che fosse quanto più universale possibile, un dramma a cui tutti potessero avvicinarsi”. “Ma non abbiamo sentito il peso di nessun tipo di sfida – interviene bo Odar –. Stranger Things è uscita quando eravamo in piena produzione di Dark. Non ne sapevamo nulla. E poi c’è da dire che si tratta di due show completamente diversi”.
Dark è una serie che fa riflettere, che ci fa comprendere come tutto sia già scritto e il passato non può essere cambiato. Tutto va come dovrebbe andare, anche quando sembra che ci sia una possibilità di cambiamento o interferimento nella storia.
E come in ogni grande produzione che si rispetti, Dark pone grande attenzione anche sul suono, che in alcune scene diventa protagonista della storia. “Io sono un appassionato del sound editing e di tutto il lavoro che si fa sulla colonna sonora – confessa bo Odar –. E sono convinto che il suono, a volte, sia molto più importante della parola. Alcune atmosfere e alcune sensazioni possono essere create solo attraverso il suono. E questa è una cosa che fa molto, per esempio, David Lynch. Anche Kubrick, se ci pensa, si è affidato molto al suono in Shining. Senza musica, quel film non sarebbe stata la stessa cosa”.
Dark è sicuramente un ottimo prodotto, e nonostante i vari rimandi e riferimenti ad altre produzioni, sia televisive che cinematografiche, si presenta come qualcosa di originale e diverso dalle altre serie tv in circolazione. È un prodotto a cui bisogna accostarsi senza pregiudizi per poterne apprezzare ogni sfumatura.
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