L’ipotesi di una nuova grande guerra in Siria naviga in acque incerte e in balia delle correnti delle grandi potenze mondiali. Dopo il pesante attacco alla città siriana di Douma dello scorso 8 aprile (evento ancora tutto da chiarire nel quale le forze del regime di Damasco avrebbero attaccato la popolazione civile con gas tossici, uccidendo almeno 100 persone), i già sottili equilibri in merito ai conflitti armati continuano ad essere soggetti a oscillazioni.
Il presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump vuole fare chiarezza sull’accaduto, ma non senza lanciare accuse e sfide: l’11 aprile scorso, in uno dei proverbiali tweet a cui il mondo si sta ormai abituando, Trump ha paventato la possibilità di rispondere all’attacco siriano con una controffensiva ben architettata e con l’ausilio di missili “nuovi e intelligenti”. Otto i presunti punti d’interesse da colpire in Siria, tra cui gli aeroporti. A supportare l’eventuale decisione di Trump sarebbe il possesso, da parte degli USA, di prove dell’uso di gas nervino e cloro nell’attacco siriano, confermando quindi quanto affermato anche da un altro leader mondiale sul piede di guerra, il presidente francese Emmanuel Macron.
“Abbiamo la prova che la settimana scorsa sono state utilizzate armi chimiche in Siria da parte del regime”, afferma Macron senza troppi indugi, lasciando presagire la possibilità di un’alleanza momentanea nella reazione all’attacco di Douma. Le intenzioni di USA e Francia non sono condivise da Italia e Germania, ma sembrano trovare il favore del Regno Unito. Dunque le consultazioni fra i tre paesi potrebbero essere determinanti nelle prossime ore.
Sull’altro fronte c’è però la Russia, accusata da Trump di condurre al guinzaglio Damasco. L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vassily Nebenzia avverte: il rischio di un conflitto tra Russia e USA in caso di attacco alla Siria è reale. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha parlato dell’attacco di Douma come di una “messa in scena” organizzata con un’agenzia di intelligence straniera proveniente da un imprecisato “stato che ora sta cercando di guidare una campagna russofobica”. Il ministro si è detto certo di quanto asserito, affermando che anche la Russia sarebbe in possesso di prove inconfutabili ma nel senso, totalmente opposto, di testimonianze di macchinazioni architettate.
Un botta e risposta di nuovi dubbi e poche, flebili certezze, tra le quali sembra esserci quella che nessuno dei paesi coinvolti abbia intenzione di finire coinvolto in una guerra civile siriana: da un lato la Russia dichiara di essere al lavoro per scongiurare qualsiasi possibilità di conflitto armato con gli USA, dall’altro gli USA assicurano che l’eventuale rappresaglia rimarrebbe comunque finalizzata all’unico, principale obiettivo: la lotta al terrorismo e alle armi chimiche.
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