“Immagini sconvolgenti, l'umanità è morta oggi in Siria”, commenta così Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, quanto accaduto ieri in Siria, quando un raid aereo nella provincia di Idlib ha causato la morte 72 persone, tra cui 20 bambini. Un attacco disumano, condotto con armi chimiche come il gas sarin.
Si tratta dell'ennesima strage di bambini in un Paese che da ben 6 anni è devastato dalla guerra civile. La zona in cui è avvenuto il raid è controllata da ribelli, ma il responsabile non è stato individuato.
Secondo Iacomini “non ci sono figli di Assad e dei ribelli, le vittime sono i bambini, per una guerra che non hanno voluto”. L'Onu ha “smesso di contarli nel 2013, quando i morti erano circa 11 mila. Ora si teme che le vittime minori si siano almeno quintuplicate, se non di più”, spiega il portavoce dell'agenzia, facendo un disperato appello alla “comunità internazionale, perché ponga fine a questo calvario, dopo sei anni di inferno, costato la vita ad oltre 400mila persone”.
I corpicini senza vita delle giovani vittime, bambini e adulti stesi per strada o intubati, gli occhi sbarrati nello sforzo sovrumano di continuare a respirare: sono immagini di una “ferocia e violenza mai viste, oltre il Vietnam e oltre Sarajevo, evocano un calvario che non ha precedenti dalla Shoah, soprattutto per i bambini”, dice Iacomini.
Le grandi potenze, come Cina e Russia, sono sotto accusa per aver posto il veto in Consiglio di Sicurezza su sanzioni contro la Siria per l'utilizzo di armi chimiche, ma anche gli altri Stati non sono stati all'altezza di fare qualcosa, ognuno a causa dei propri egoismi.
Iacomini rivolge un appello anche alla classe politica italiana perché esprima una “condanna senza se e senza ma”, ma si rivolge anche ai cittadini, che “non hanno chiesto ai propri governi di porre fine a questo scempio”. Per questo l'Unicef chiede “un grande movimento di pace di tutti i popoli, che facciano pressione sui loro politici”.
Nel frattempo sono arrivate le condanne internazionali e non sono mancate le accuse al presidente siriano Assad. “Non ho visto assolutamente nulla che non suggerisca la responsabilità del regime. Tutte le prove che ho visto suggeriscono che è stato il regime di Assad, nella piena consapevolezza di usare armi illegali in un attacco barbaro contro il suo stesso popolo”. Lo dice il ministro degli esteri britannico, Boris Johnson, arrivando alla Conferenza sulla Siria.
“Vorrei vedere che i colpevoli paghino un prezzo per questo. E certamente non vedo come un governo di questo genere possa continuare ad avere alcun tipo di legittima amministrazione sul popolo di Siria. Se è confermato che è stato un altro attacco chimico del regime di Assad, con o senza la complicità dei russi, mostra che questo è un governo che non ha alcuna compassione per il suo popolo” ha detto ancora Jonson, definendo “appropriata” l'idea di una messa sotto accusa davanti ad una corte internazionale. L'attacco, ha concluso, “conferma che è un regime barbaro che è impossibile continui ad avere autorità sulla Siria dopo il conflitto”.
Anche la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu elaborata da Usa, Francia e Gran Bretagna, condanna l'attacco chimico di ieri. Secondo il documento, “il presidente siriano Bashar al Assad deve cooperare pienamente con il meccanismo di inchiesta e con Onu e Opac. Deve fornire i dati dei voli militari del giorno dell'attacco, i nomi degli individui al comando di squadre ed elicotteri, e accesso alle basi aeree da cui si crede siano state lanciate le armi chimiche”.
Ma, al di là delle condanne e delle inchieste avviate nelle ultime ore, siamo veramente sicuri che l'umanità sia morta proprio ieri? Il conflitto siriano è cominciato nel 2011 e per sei lunghi anni la sua popolazione ha vissuto in condizioni che, di certo poco avevano di umano. Le vittime in questi sei anni sono state circa 400mila, secondo le stime della Nazioni Unite; 11,5 milioni gli sfollati che hanno dovuto abbandonare le proprie case. Dunque viene da chiedersi, dove è stata l'indignazione in tutti questi anni? Quanto accaduto ieri non è che un piccolo tassello che va ad aggiungersi ad un quadro ben più grande di devastazione e disumanità. L'auspicio è che l'indignazione e le condanne arrivate da più parti non vengano presto dimenticate, come accade sempre in simili circostanze, ma che invece siano una spinta ad una vera azione che possa portare finalmente alla fine del conflitto nelle terre siriane.
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