Il Teatro Valle deve rimanere pubblico, e, per ora, anche occupato. Stamane i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo, che da oltre 20 giorni occupano lo storico teatro romano, hanno presentato un documento di proposta con alcune linee guida sulla gestione del Valle, in attesa di identificarne meglio la forma giuridica ed un codice etico di regolamentazione e, quindi, non arretrando di un passo circa l'occupazione dello stabile.
Nessuna data è stata indicata per l'eventuale stop dell'iniziativa. Insomma, ad oggi, occupazione a tempo indeterminato.
Per gli occupanti "il Teatro Valle deve rimanere pubblico ed essere riconosciuto e tutelato come un bene comune, con un diritto soggettivo ed un finanziamento dedicato alla gestione delle attività nelle forme giuridiche di Ente o di fondazione". Circa poi la sua vocazione artistica si è affermata l'idea di creare "un centro dedicato alla drammaturgia italiana e contemporanea". Oltre a queste richieste, per gli occupanti del Valle "è fondamentale la nascita di un teatro dedicato alla scrittura teatrale, attento alla formazione e capace di interloquire alla pari con i suoi omologhi esistenti ed operanti all'estero: il Royal Court Theatre di Londra, il Théatre de la Colline di Parigi, la Schaubuhne di Berlino".
Il teatro, nell'idea degli operatori riuniti stamane, deve curare relazioni e scambi culturali con autori, registi, compagnie, artisti, teatri. "E' la contemporaneità - dicono - dalla quale non possiamo essere tagliati fuori e che non può essere totalmente delegata all'iniziativa privata o dei teatri pubblici locali".
Accanto alla vocazione alla scrittura teatrale italiana, data la particolare natura del palcoscenico del Valle e la storia e la preparazione delle sue maestranze, si propone inoltre "che il teatro diventi un centro di formazione per tecnici di palcoscenico, valorizzando un'arte italiana riconosciuta in tutto il mondo".
Con il contributo di Ugo Mattei, docente di diritto civile all'università di Torino ed autore dei quesiti referendari sull'acqua, stanno inoltre cercando di identificare nuove forme di gestione etiche che prevedano la possibilità di una direzione artistica plurale, con la garanzia di un turn-over e di un principio che garantisca l'equilibrio nella distribuzione delle risorse fra piccole e grandi produzioni.
Altro punto focale della proposta dei lavoratori del Valle è l'equità nelle paghe, che stabilisca una forbice tra minime e massime, una politica dei prezzi accessibile e progressiva, organismi di controllo indipendenti da chi eroga i finanziamenti, la trasparenza e l'elaborazione di un codice etico che diventi un modello per tutti i teatri e tutte le compagnie.
Lo storico edificio, spiegano gli occupanti, continuerà ad essere occupato nei tempi che ''verranno ritenuti necessari'' per ''ragionare sul futuro del teatro stesso ed anche oltre, su questioni generali e di rappresentanza". "Non rifiutiamo il dialogo con le Istituzioni, ma vogliamo essere noi ad impostarlo", dicono. Le risposte della politica "non costituiscono per noi, ad ora, elemento di garanzia". Gli occupanti hanno anche inviato una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedergli di sostenere l'iniziativa.
Alla proposta lanciata oggi risponde, in una nota, il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, che invita gli occupanti a ''partecipare con il loro progetto all'elaborazione del bando di gara, cercando di promuovere loro stessi l'adesione di soggetti interessati alla gestione del teatro''. 'Continuare l'occupazione - sottolinea - è un atto inutile e a questo punto puerile''.
Successivamente Giro è tornato a rivolgere un appello agli occupanti: "Avete fatto la vostra proposta. Valutiamola insieme al comune. Mi propongo anche come garante - ha proposto il sottosegretario - ma liberate il teatro che è di tutti e non solo vostro''.
Gli occupanti hanno ringraziato il sottosegretario ma fanno sapere che non parteciperanno all'elaborazione del bando e ''non intendono promuovere l'adesione di soggetti interessati alla gestione del teatro'' perché ''non sono interessati al 'chi' ma al 'come'''.
Da parte sua l'assessore alla Cultura di Roma Capitale, Dino Gasperini, sottolinea: ''Il teatro Valle deve essere liberato per consentire l'avvio della stagione 2011-2012, interamente pubblica affidata al Teatro di Roma in sinergia con il Teatro dell'Opera, Romaeuropa Festival, Accademia di Santa Cecilia e tutte le eccellenze artistiche della città''. Gasperini ha poi annunciato: ''Giovedì, presso i miei uffici, si terrà la prima riunione per la definizione del cartellone''.
Il documento presentato dagli occupanti convince invece il senatore del Pd, Vincenzo Vita, vice presidente della commissione Cultura di Palazzo Madama, che promette: ''Sosterrò in commissione Cultura del Senato la proposta che ha indubbiamente il pregio di guardare lontano, al contrario dei tanti balbettamenti del governo''.
Anche per Giulia Rodano, consigliere regionale di Italia dei Valori, membro della commissione Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio, ''i lavoratori che occupano il teatro Valle hanno lanciato una proposta matura e praticabile, che le istituzioni hanno l'obbligo di prendere seriamente in considerazione".
"Al di là della generica foga protestataria, che da sola non ha alcun senso - ha detto all'Adnkronos Michele Mirabella - con degli slogan vetusti e tarlati, il bene pubblico che è il teatro non può che rimanere pubblico". "E' dal 1728 che questo teatro esiste - gli fa eco Leo Gullotta - ed è un luogo fatto per pensare, un luogo per l'incontro. Vuoi vedere che laddove si pensa, disturbiamo? Chi pensa è pericoloso".
Fonte: adnkronos
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