Nei giorni scorsi, Sua Santità il Dalai Lama ha fatto una sosta in Italia, nel monastero di Pomaia, in provincia di Pisa. In merito al delicato e complesso problema dell’immigrazione, ha risposto a una specifica domanda: “Se si chiamano rifugiati vuol dire che fuggono da qualcosa ma il buon cuore per accoglierli non basta e bisogna avere il coraggio di dire quando sono troppi e di intervenire nei loro Paesi per costruire lì una società migliore. Non è possibile pensare che sia sufficiente l’accoglienza a risolvere il problema. Gli italiani, e i siciliani soprattutto, stanno dimostrando un gran cuore ma per risolvere il problema dei profughi è necessario intervenire in quei Paesi, impegnarsi per superare le guerre, spesso a sfondo religioso, che provocano gli esodi e superare anche il grande divario tra ricchi e poveri per costruire una società migliore. Serve quindi un pensiero a lunga scadenza per ottenere un risultato davvero efficace“. La notizia ha fatto il giro del web ed è stata inizialmente definita “bufala”. Poiché capita spesso tale fenomeno, consistente nella deformazione o addirittura invenzione di un evento, noi di palermomania.it abbiamo verificato: la dichiarazione è esatta. L’equivoco è scaturito dal fatto che la notizia stessa è apparsa solo nel circuito a pagamento dell’Ansa, non sul sito ufficiale. Appurata, dunque, la veridicità, è emerso un dato importante, che deve o dovrebbe fare riflettere a fondo: i mass media hanno fatto cadere il silenzio sul commento della massima autorità religiosa del buddismo tibetano. Perché? Perché non faceva e non fa comodo a certi ambienti politico-intellettualoidi che si battono da anni per il libero afflusso di migranti sulle nostre coste. E poiché non si può accusare il Dalai Lama di essere razzista e xenofobo, meglio fare cadere il silenzio e aspettare che il tempo faccia il suo corso, spegnendo eventuali polemiche. L’operazione Mare Nostrum si è rivelata un totale fallimento, questa è la verità. Un totale fallimento che costa al popolo italiano circa 10 milioni di euro al mese. La decisione di abolire il reato di clandestinità si è trasformata in un invito efficace ad incrementare il flusso, tanto che ormai sono migliaia ogni giorno le persone che giungono in Italia. Come invito altrettanto efficace è stato quello di istituire il ministero dell’integrazione e di affidarlo alla signora Kyenge. I motivi che hanno spinto la politica a compiere tali passi li conosco bene, ho già scritto a tal proposito. In ogni caso, non ho mai creduto ai buoni sentimenti. E non sono obbligato dalle leggi vigenti a credere. Il nostro Paese ha perso ormai da tempo il senso dell’equilibrio e della misura. Esistono problemi che non sono stati nemmeno presi in considerazione: un territorio già sovraffollato, mancanza di centri adeguati di accoglienza, ordine pubblico che lascia a desiderare e, soprattutto, il pericolo di gravi e possibili casi di malattie e contagi. A tal proposito, scrive il nostro giornale: “I migranti arrivano da zone spesso colpite da pericolose malattie come poliomielite, scabbia, ebola.
E purtroppo, sembra che questo rischio adesso sia più che reale, almeno a Palermo: sarebbero già una trentina i migranti arrivati sulla nave “Etna” questa mattina ricoverati negli ospedali palermitani e tra loro ci sarebbe anche qualche caso di scabbia e con sospetta tubercolosi”. Di fronte a tale allarmante situazione, la politica cerca una via disperata di fuga. Il ministro della Sanità non si sente, quello dell’Interno, Alfano, continua a lanciare sterili inviti all’Europa, affinché si faccia carico del problema. E l’Europa continua a rispondere picche. Ma lui, sempre adesso, cioè dopo che il suo partito ha collaborato per ottenere l’abolizione del reato di clandestinità, addirittura batte i pugni. Ha, infatti, affermato: ”Cosi com'è l’operazione Mare Nostrum non può andare avanti: siamo assolutamente certi di avere fatto il bene, ma altrettanto certi che così non si può andare avanti perché il Mediterraneo è una frontiera europea e noi salviamo le vite di chi vuole andare in Europa non di chi vuole venire a Pozzallo, Augusta o Porto Empedocle". Se ne accorge sempre adesso. No, signor ministro, non avete fatto bene. È vero, l’operazione ha salvato vite, ma se si fosse mantenuto un certo rigore probabilmente tante persone non si sarebbero mosse dai loro Paesi. Non con tale intensità, comunque. Alfano attribuisce poi la causa principale dell’esodo alla destabilizzazione della Libia e alla caduta di Gheddafi. E aggiunge: adesso dal Corno d’Africa vanno tutti a imbarcarsi dalla costa libica. Altrettanto vero. E l’Italia che cosa ha fatto, in tal senso? Nulla, non ha fatto nulla. Perché da tempo la nostra politica estera non si basa su piani precisi, ma su chiacchiere e sterili appelli. Non siamo, ricordo al ministro, nemmeno in condizione di riportare a casa i due nostri soldati detenuti in India, figurarsi avere un ruolo su decisioni di grande importanza, come la questione Gheddafi. Ma sono considerazioni del tutto inutili, quindi è tempo perso. Al dunque: qui, ministro Alfano, non è più questione di ordine pubblico. Qui, ormai, si sta trattando di salute. E con la salute non si può temporeggiare, l’operazione Mare Nostrum deve essere bloccata. E senza esitazioni. È nei Paesi di provenienza che bisogna intervenire. E con l’intervento dell’Europa. Intervento congiunto, senza andare a fregare il compagno. O così o difesa delle nostre frontiere. Su questa incresciosa situazione abbiamo dovuto aspettare l’opinione autorevole e saggia del Dalai Lama. Era ora! Adesso, che si passi ai fatti.
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