Prendo atto con immenso piacere: due persone perbene sotto ogni punto di vista sono giunte alla presidenza di Camera e Senato. Di questi tempi è già un successo a dir poco incredibile, anche se dovrebbe essere del tutto normale affidare simili incarichi a personalità degne di questo nome. Tuttavia, la situazione politica non cambia di molto, nel complesso. L’incertezza, infatti, continua a regnare indisturbata. Qualche commentatore loda la strategia di Bersani, affermando che avrebbe ripreso le redini e che la sua strada sarebbe ora in discesa. Non sono d’accordo. Sì, le presidenze sono andate al centrosinistra. Ma ciò significa avere risolto il problema di dare al Paese un Governo coeso, stabile, in grado di completare la legislatura? In ogni caso, un conto è avere avuto quindici voti in circostanze eccezionali, un altro è ottenere la fiducia. Paradossalmente, invece, si sono aperte crepe importanti, sollevato malumori altrettanto forieri di possibili brutte notizie. Il M5S ha, intanto, fatto registrare la prima spaccatura, come prevedibile. Anomala, in simile occasione. Se il buongiorno si vede dal mattino, non è difficile immaginare cosa potrebbe accadere durante il resto della giornata. Grillo tuona contro i, secondo lui, traditori e minaccia sfracelli. Il Pdl, per bocca di Alfano, ci fa sapere che, adesso, nuove elezioni sarebbero più vicine. Insomma, l’entusiasmo sollevato giustamente da Boldrini e Grasso è angustiato da segnali cupi, che non lasciano per nulla tranquilli. Ricordo a qualche smemorato che sono caduti governi con tanto di maggioranza sia alla Camera sia al Senato. Ricordo altresì che tra poco si dovrà eleggere il Capo dello Stato, già circolano nomi da fare rabbrividire. Ricordo, soprattutto, che il Paese è lasciato in balia di se stesso, nella realtà. Si ha la certezza che, almeno per il momento, bisogna riuscire a cavarsela da soli, in tutti i sensi e in tutti i campi. Si va avanti esclusivamente per forza d’inerzia. Ma prima o poi, l’attrito prodotto da problemi gravissimi farà fermare del tutto la macchina produttiva: è una legge della Fisica che vale anche in politica. Né si può sempre e solo fare affidamento sulle indubbie capacità del popolo italiano, che è sì insuperabile nell’arte di arrangiarsi soprattutto nei momenti più drammatici, ma che ha pur sempre risorse non illimitate.
Per quanto mi riguarda, osservo l’evolversi della situazione con scetticismo, non riesco ancora a vedere segnali chiari in grado di indicare la direzione esatta per uscire dalle sabbie mobili. Ognuno di noi è, per così dire, ciò che è stato. Ricordo benissimo il famoso boom economico degli anni ’60. Che mi piace definire il periodo dell’entusiasmo. Sorgevano attività, anche microscopiche, ogni giorno, si sentiva il tepore di una primavera imprenditoriale mai conosciuta prima. Ecco, di tutto ciò non trovo traccia. Forse, a forza di pensare in termini pessimistici si diventa pessimisti. Ma con chiunque parli raccolgo il rancore nei confronti di un sistema statale che fa di tutto per scoraggiare, mortificare e perfino uccidere idee, progetti, sogni. Non è questione di assistenza o assistenzialismo, no. Sarebbe già un successo non essere ostacolati. Quanti posti di lavoro in più se ci fossero meno pastoie! Se la burocrazia fosse meno ottusa! Se la corruzione fosse tenuta almeno sotto controllo! Se giungesse un incoraggiamento verbale da parte di chi dovrebbe guidare! Ma così è. Quindi, grande soddisfazione per le note positive rappresentate dai nuovi presidenti di Camera e Senato, grande attesa per il varo di un Governo almeno accettabile, ma enorme preoccupazione, nel contempo, per la mancanza di quell’entusiasmo prima menzionato. Per resuscitare il quale, certi segnali, pur apprezzabili, sono totalmente insufficienti. Senza il quale, tutto è aria fritta.
Fonte: redazione palermomania.it
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