Questa è oggi l’Italia, così com’è rappresentata da chi sta in alto a comandare e da chi sta in basso a subire.
Chi sta in alto sembra aver perduto “lo ben dell’intelletto”, citando Dante, se, incurante del ridicolo, incurante di qualsiasi possibile reazione dell’opinione pubblica, anzi convinto di avere a che fare non più con cittadini definibili secondo i canoni della civiltà, può crogiolarsi a togliere e rimettere tasse con l’uso di sempre più nuove e più strane sigle: ieri Imu, poi Tares, oggi Trise, Tasi, Tari e poi Tuc e poi Iuc e domani chi sa che altro ancora. Sembra sia in corso un giuoco a chi la spara più estrosa, convinto di essere considerato più intelligente. Poveri noi! Chi comanda evidentemente annaspa.
Dall’altro, chi sta in basso, cioè il popolo degli italiani che viene vessato da continue maggiorazioni delle imposte, non è popolo da rivoluzioni, anzi è popolo che mugugna in privato ma piuttosto vive e si consola con il tipo di cultura professata da Checco Zalone. E’ un popolo che ama ritrovarsi con le più ovvie spiritosaggini, per cui affolla i botteghini dove questa manna consolatoria viene profusa. E bisogna dire allora che tutto sommato i comici della battuta sivusa, in quanto ammortizzano la possibile rabbia dei cittadini, possono vantare il merito di essere determinanti per la stabilità politica del paese, questo tipo di stabilità che consiste però nel tirare a campare e dove chi è già ricco si salva, mentre chi non lo è resta a sperare su ipotesi e a mangiare incoraggiamenti.
La sostanza del discorso è che chi ci governa non si rende conto, o fa finta, che ha che fare con una realtà umana maggioritaria che stenta ad arrivare alla fine del mese e che ancora spera che, quando si legifera, si tenga conto della salvaguardia della sua dignità e di alcuni principi pratici che favoriscano il suo stare nella legge senza doversi impelagare tra consulenze e ricorsi. E’ inaudito sentire dai commercialisti l’allarme che a tutt’oggi non si sa che fare per una scadenza fissata per la settimana prossima. Ed è inaudito sapere che i Comuni, tutti nella voragine di debiti, creata sempre da politici che se la spassano senza che nessuno paghi, oggi siano liberi di tassare a piacimento, rendendo perciò gli italiani disuguali di fronte agli obblighi fiscali e quindi consolidando quella disunità civile e morale tra regioni e paesi di un’Italia evidentemente alla deriva.
Tares: prendiamo un documento, per parlare ai nostri lettori con cognizione di causa. A Palermo una famigliola di due persone che vive di modesto stipendio, che paga ancora il mutuo casa, per un appartamento di ottanta metri quadrati, si vede giungere una bolletta Tares, che era di 151,42 euro, divenuta, nel giro di pochi mesi, 258,82 euro. Cioè in questo nostro beneamato Comune si è osato applicare un aumento del settanta per cento. Ora c’è da chiedersi, di questo passo, dove si può andare a finire? Ma è lecito davvero che si possa così impunemente, su due piedi, aumentare una tassa del settanta per cento? Ma dove siamo? Da chi e a che titolo siamo governati? Siamo tornati all’arbitrio, alle vessazioni dei signorotti del Medioevo?
E nessuno che denunzia il Sindaco alla Commissione europea dei diritti dei diritti dell’uomo, visto che in più casi, come quello assunto ad esempio, possono verificarsi le condizioni di turbamento dell’equilibrio di vita civile del cittadino? E si tenga conto inoltre che, se per caso quei due avessero figli di cui sostenere le spese di crescita, si vedrebbero pure ulteriormente aggravata la tassa. Altro che aiutare le famiglie; anzi si andrebbe pure contro il principio che le tasse vanno imposte in proporzione al reddito e mai indiscriminatamente sulle cose.
E questo mentre il Governo di Roma di tali gravi anomalie non si cura, anzi va dicendo ipocritamente che abbassa le tasse, mentre abbandona i cittadini ai soprusi dei vari satrapi comunali e regionali che vogliono continuare a spendere per iniziative a favore degli amici.
Ecco, sono questi gli episodi che dal basso, dal concreto, danno il quadro dell’andazzo della vita sociale nel nostro Paese. E in questo quadro, emerge il fattore culturale di fondo che cioè in esso non si avverte la presenza di un’opinione pubblica che abbia peso, che è quanto dire non c’è da avere fiducia nella validità di una seria democrazia. Purtroppo il fenomeno non è solo italiano, ma italiano è scaricare nel comico la grave incuria che vige verso il cittadino. Ed è particolarmente italiano il disinteresse verso i gravi problemi pratici della gente da parte di istituti ed organizzazioni civico-sociali, delle conventicole di sinistra che pure esistono, soprattutto dei sindacati che non tutelano ormai nessuno e sono solo base di futuro potere. Dispiace soprattutto che non c’è alcuna voce di intellettuale che parli per farsi sentire contro la falsità e l’acquiescenza, a differenza di quel che invece accade in Francia o in Germania o in America. Scrittori e poeti da noi sono impegnati solo all’autocelebrazione.
Da poco, alcuni giornalisti di una certa notorietà, hanno inventato una specie di gioco a quiz, con il quale si dovrebbe sapere che cosa pensano i giovani del futuro, dovendo essi scrivere come vedono che sarà l’Italia tra vent’anni, e questo bandendo in partenza ogni pessimismo e perciò non tenendo alcun conto delle angustie in cui viviamo e delle quali non si spinge a studiare soluzioni. Risponderanno alle loro generose e ingenue intenzioni solo i figli di papà, quelli cioè che hanno basi su cui poggiare speranze e tranquilli constatare che il discrimine tra i pochi ricchi poco tassati e i troppi poveri supertassati si sarà fatto ancora più grave.
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Nota: Un comunicato ufficiale del Consiglio dei Ministri di ieri 27 Novembre 2013 precisa come saranno suddivise le scadenze fiscali per aziende e persone fisiche. Nello specifico sono state individuate tre scadenze: il 2 Dicembre è il termine di pagamento per gli acconti di IRPEF, IRAP e INPS per le personse fisiche (Liberi professionisti, Ditte individuali, Sas) e per il pagamento della cedolare secca. Questa data sin dall'inizio fa riferimento alla classica scadenza del 30 Novembre che quest'anno capita di sabato e che quindi slitta al lunedì successivo 02/12/2013.
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