Da qualche giorno i giornali hanno confermato che da circa un mese il governo italiano abbia autorizzato il decollo di droni armati statunitensi dalla base di Sigonella, in Sicilia. «Una decisione che non è preludio di un intervento militare», secondo il ministro Gentiloni. Ma sarà vero? A meno che non ci sia da parte delle Nazioni Unite un tentativo diverso, penso che è previsto un secondo conflitto in Libia.
In questo quadro geo-strategico la Sicilia, e in particolare la base di Sigonella, è diventata capitale mondiale degli aerei senza pilota, assumendosi un ruolo importante. Già nel 2011, durante la prima grande guerra scatenata contro la Libia di Gheddafi, da Sigonella partirono non soltanto i droni di intelligence Global Hawke che operano in questa base da una decina di anni, ma soprattutto i droni killer Predator e Reaper. Nel 2013 fu presentato un rapporto al Parlamento da alcuni studi di ricerca che evidenziarono l’accordo bilaterale tra Italia e Stati Uniti per dislocare aerei killer stabilmente nella base di Sigonella.
Gentiloni ha rassicurato che non si tratta di un intervento in Libia, ma riflettendo, stiamo parlando di droni killer, dunque con una funzione strategica di first strike che vengono utilizzati per annientare gli obiettivi militari. Nelle logiche di guerra, a partire dalla prima guerra del Golfo (ma anche nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq o in Libia) prima di un intervento di terra e di occupazione da parte delle forze armate, è necessario un intervento massiccio di bombardamenti che distruggano le infrastrutture.
Tornando alla questione costituzionale, il problema converge a una seria discussione sulla presenza di basi straniere nel nostro paese, che non possono essere giustificate con il trattato Nato, che era un trattato di mutua sicurezza. I costituzionalisti pongono il problema sulle questioni relative alla difesa, soprattutto quando si concede l'uso del territorio a una potenza straniera per operazioni portate avanti unilateralmente, quindi fuori da accordi bilaterali o multilaterali come la Nato. Ma bisogna non dimenticare che la base di Sigonella, come Camp Derby vicino Livorno o la base stessa di Vicenza sono classificate basi Usa, date in concessione alle forze armate statunitensi fuori da una possibilità di valutazione geopolitica in ambito Nato.
Alcuni costituzionalisti hanno posto il problema sia per strumenti di comunicazione, come il Muos, sia per la presenza di testate nucleari nella base di Aviano e di Ghedi che sicuramente violano il dettato costituzionale e la firma italiana all'accordo internazionale di non proliferazione nucleare. A mio parere l'Italia ha fatto una scelta disastrosa, fornendo la piattaforma per operazioni militari di altri, perdendo un ruolo che sarebbe stato importante per l'Ue al fine di proporsi come ponte di confronto e pace, determinando un’inversione di tendenza che va verso la guerra globale che si sta preparando sotto i nostri occhi, proprio in Sicilia, ma che sembra non preoccupare nessuno.
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