Il tunnel, la luce, la ripresa: fandonie! Secondo l’Ue, l’Italia si trova in profonda recessione e la disoccupazione aumenterà fino al 2014. Solo una lieve ripresa nel 2013. Ma non ci credo. Sinceri ringraziamenti alla Commissione che ha svolto l’analisi, ma non si sentiva il bisogno di un avvertimento. Le cose vanno malissimo e ce ne accorgiamo da soli. Il Governo tenta disperatamente di rimettere i conti in ordine, ma fallisce in quasi tutte le occasioni. Il perché è semplice: mai la frattura tra cittadini e Istituzioni è stata così profonda. Inoltre, non si può governare un popolo solo con la calcolatrice, in modo asfittico e burocratico. Mancano gli stimoli, anzitutto. Anzi, esistono, ma sono negativi. Chi oggi ha 25-30 anni è vissuto nel clima degli scandali, della corruzione e del narcisismo. I vecchi mestieri di un tempo non sono nemmeno presi in considerazione, giacché il modello propalato è quello dell’arricchimento repentino e ad ogni costo. Ciò ha ripercussioni terribili sull’economia e la ripresa, lo testimoniano migliaia di offerte di lavoro inevase e il dato che molti posti sono occupati dagli extracomunitari. Il sistema scolastico ha colorazione aurea solo all’esterno, in realtà non è in condizione, tranne qualche eccezione, di fornire alle aziende giovani in grado di svolgere ciò che diplomi e lauree attestano. La burocrazia è talmente fuori dalla realtà che, per esempio, invia a persone già morte da anni bollette di pagamento. La piaga della raccomandazione è più in auge che mai, parentopoli e amicopoli trionfano ovunque. Si richiedono sacrifici ai cittadini e poi si scopre che lo stipendio annuale degli alti burocrati, dei vertici delle Forze Armate, dei politici di ogni ordine e grado equivalgono a un’intera vita di lavoro di un povero cribbio. Ed è qui che casca l’asino! Manca il buon esempio, in tutti i settori.
Lacrime e sangue per pensionati, ammalati, famiglie monoreddito e ostriche e champagne per chi sta in alto. In nessun altro Paese civile la differenza in tal senso è così scandalosamente palese. E fin quando le innumerevoli e oggettive ingiustizie rimarranno tali, Monti e i suoi ministri se la possono cantare e suonare da soli. Ci vuole ben altro, egregi signori, per trascinare un popolo di 60 milioni di persone sulla via della ripresa! Se rigore deve esistere, e deve, ebbene si cominci dal vertice. Se il lassismo deve cessare, e deve, si cominci dall’alto. Se la meritocrazia deve trionfare, e deve, si cominci sempre dall’alto. Ma credo che mettere in pratica tutto ciò sia ormai di ardua realizzazione. Di recente ho svolto una personale indagine su ministri, sottosegretari, parlamentari nazionali e regionali delle ultime legislature. Una sorta di rimembranza, di ripasso storico per fornire a me stesso una certa qual spiegazione di come si sia giunti all’attuale collasso economico e morale. Allucinante! Se penso che totali incapaci, e in molti casi anche ladri, hanno ricoperto incarichi di eccezionale importanza per il Paese e sono stati osannati da giornalisti, prelati, industriali e chi più ne ha più ne metta, allora tutto diventa chiaro. È andata così perché così doveva andare. Moltissimi giovani nemmeno conoscono i nomi di coloro cha hanno gettato le basi per renderli disoccupati a vita. Di coloro che, alimentando clientelismo e malaffare per squallido interesse politico, hanno sperperato le risorse della Nazione, scaraventandola in un baratro debitorio senza fine. Che hanno mortificato e deluso l’attitudine all’onesto lavoro, alla meritocrazia, al sacrificio. Che hanno, soprattutto, spento o quasi l’orgoglio di appartenere a un grande popolo. Adesso Monti tenta di mettere pezze su una diga che può franare da un momento all’altro, illudendo però solo se stesso. Chi vive di azienda e in azienda - piccola o grande non ha importanza - dalla mattina alla sera, e quindi può contare solo su se stesso e sulle proprie risorse, sa bene che la ripresa è ancora lontana, molto lontana. Perché tutto ciò che odora di apparato statale fa l’impossibile per costringere a chiudere l’attività. E se artigiani e imprenditori continuano, è solo per innata attitudine al lavoro, per caparbietà, per amore di una tradizione familiare, per garantire un minimo di futuro ai figli. Nello stesso tempo, un gruppo di burocrati ciancia di rosee prospettive, di tagli sulle spalle dei deboli, di questa e di quella riforma taumaturgica. Ecco la frattura tra chi sorregge ancora la Nazione con inauditi sacrifici e chi, appunto, ciancia. Ma le ciance restano tali, Ue docet.
Fonte: redazione palermomania.it
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