I giornalisti rischiano molto, di questi tempi. Basterebbe la normativa sulla stampa: è inflessibile, perfino per un articolo che non hai scritto. Se poi ti azzardi a definire farabutto un noto farabutto, il noto farabutto ti querela per essere stato definito farabutto e, di certo, da buon farabutto, brigherà per averla vinta. Tuttavia, finire nelle fauci di un felino o di uno squalo fa veramente paura. Essere sbranati vivi! Terribile fine. Che, pur essendo coraggioso, non mi sento di fare. Posso ammettere tale supplizio per salvare anche una sola vita, non di certo per occuparmi del Monte dei Paschi di Siena. O, comunque, posso e potrei occuparmene a patto di non toccare Bersani e il Pd. D’accordo, ricevuto e assimilato. Questa l’ultima novità proveniente dalla politica. Sono grato al segretario per avere manifestato un vero e proprio avvertimento: se vuoi guai, ti sbrano. C’è da credergli e, quindi, è prudente stare in guardia. Da naturalista so bene che questo è un comportamento fisiologico in tutti gli ecosistemi. Il maschio alfa, che occupa il rango sociale più elevato, pattuglia continuamente il proprio territorio e, non potendo lanciare messaggi attraverso i giornalisti, marchia con le armi di cui dispone il territorio stesso. Lo fa per lanciare un preciso segnale agli avversari: non entrare in casa mia. Dalle savane alla politica nostrana, bene. Se non altro Bersani ha scosso una campagna elettorale monotona, insulsa, farneticante. Nella quale fantasmi si ripropongono alla guida del Paese, mediocri fanno di tutto per diventare deputati e senatori, tecnici rinnegano al tramonto ciò che hanno proposto e attuato in mattinata. Per non parlare delle solite risse, delle solite fregnacce nei salotti di qualche ruffiano impenitente e di antico mestiere. Un’originalità, insomma, che ho particolarmente gradito. Il problema, però, resta. Quale? Quello di un eventuale, presunto, ipotetico coinvolgimento del Pd nell’affaire della nota banca senese. È avvenuto? Non lo sappiamo. Forse vorrà vederci un po’ più chiaramente qualche magistrato. Nel qual caso, terrà in considerazione la possibilità di essere sbranato? Certamente no, anche perché il segretario si riferiva, credo, soltanto ad avversari politici e giornalisti. Auguro, comunque, allo stesso Bersani di non fare la fine di quel tizio che andò per suonare e fu suonato. Nella fattispecie, avvertì di sbranare e fu sbranato. Nel frattempo, ci sono migliaia, milioni di cittadini che sono sbranati dalla crisi. Mille aziende al giorno hanno chiuso nel 2012 e poiché nulla è cambiato positivamente, si ha ragione di credere che anche nel corso del corrente anno le tragedie si ripeteranno. Aziende sbranate da un fisco insaziabile, da una burocrazia asfissiante, da una criminalità più agguerrita e baldanzosa che mai, dalla cronica inefficienza di persone che, elette per risolvere i problemi della collettività, a tutto pensano fuorché a svolgere tale compito. Le aziende che chiudono fanno notizia, giusto. Non così per quanto riguarda pensionati, disoccupati, famiglie con un solo reddito, precari e infelici vari. Drammi, milioni di drammi vissuti in silenzio, tra le mura domestiche, nello sconforto più totale. Che è causato soprattutto dalla totale mancanza di fiducia nel futuro. Un conto, infatti, è essere afflitti, anche duramente, per un periodo transitorio, un conto per il resto della vita. Perché di questo, in realtà, si tratta. Soprattutto i giovani maturano giorno dopo giorno la convinzione che sia in gioco la loro vita, l’intera loro vita. Non solo prendono atto che nulla di positivo li riguarda, ma che più si scava e più marciume esce allo scoperto. Emigrare? Restare? Alienarsi? Ribellarsi? Domande che assillano chi ha il diritto di pensare al proprio avvenire. Tensioni di grande rilevanza che fanno diventare vecchi quando ancora si è giovani. Se poi si pensa che simile catastrofe sociale ed economica è stata attuata da orde di corrotti e incapaci, allora la voglia di sbranare sul serio i responsabili emerge ogni giorno di più.
Fonte: redazione palermomania.it
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