Notizia da Milano. Roberto Formigoni, noto e coriaceo personaggio della politica lombarda, alcuni giorni fa ha lanciato la fascinosa idea di costituire una specie di consorzio delle regioni del nord, comprendendo Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia, in quanto zone produttive del paese, per differenziarsi e togliersi dai piedi questo sud d’Italia sempre in deficit e sempre palla al piede del virtuoso e produttivo settentrione. Naturalmente l’idea gli è venuta con tutto l’entusiasmo di un soggetto che è attaccato al potere, ostinato a mai lasciarlo, nonostante il ciclone di poco edificanti vicende che gli avrebbero dovuto suggerire le dimissioni, anzi con una specie di libidine imperialistica o giù di lì, che lo fanno avido di ampliarlo e così accaparrarsi più lustro e più appannaggi.
Solo che la cosa, a parte che coinciderebbe con le già bislacche tesi antitaliane della Lega e che, come si sa, nasconde molta supponenza mal nutrita e molta ignoranza della storia e della realtà economica italiana (quanto succhia in varie guise il nord dal sud, oltre ad averne ingoiato le banche?), viene meno a quel principio di solidarietà che starebbe alla base del pensiero politico dei cattolici, e che i Vescovi hanno più volte ribadito.
Formigoni sarebbe cattolico, addirittura membro e sovvenzionatore di Comunione e liberazione. Ora in verità io non ho mai visto di buon occhio quelle organizzazioni denominate cattoliche, fiorenti soprattutto in solide strutture e con evidenti interessi economici che sanno di potere e di laute risorse materiali. Ma soprattutto perché nuoce ad un’onesta visuale di redenti l’essere costituiti in speciali organismi, come per esibirsi più cattolici degli altri cattolici.
Si visto come è andata, ad esempio, con i Legionari di Cristo (denominazione da guerre crociate!), i cui vertici incriminati sono stati di recente azzerati dal Papa. Circa Comunione e Liberazione poi non riesco a decifrare bene il senso dello slogan: Comunione sta bene, ma liberazione da chi, da che cosa? Ora forse Formigoni ci fornisce un chiarimento: liberazione dal sud, come dire che bisogna liberarsi da ogni impaccio al maggior sviluppo della ricchezza dove già c’è. Non è molto da cristiani purtroppo, ma da lombardi senz’altro.
Un’altra viene da Palermo. Sarebbe solo estrosa se non ci risultasse anche un po’disdicevole. Un sacerdote, parroco esercitante in una Chiesa inserita tra i palazzi della borghesia benestante, fonda un partito di cattolici, laici, selezionati certo a suo uso e consumo, e lo propone per le imminenti elezioni regionali Si tratta, anche questa, di una figura inquieta e nota per attivismo aspirante a primi piani. Già la sua è parrocchia ove si organizzano stagioni teatrali e concerti, e ove, più che celebrare il santo cui la Chiesa è intestata, si è inventato una specie di festival per Nostra Signora delle nazioni, col quale rumoreggiare nelle cronache, dopo avere aggiunto al pinnacolo della Chiesa una dozzinale statuetta di Madonna, che oltretutto fa guasto all’architettura dell’edificio.
Lasciato indenne dalla recente rotazione di parroci, ora se ne esce col venire in primo piano nella politica siciliana.
E’, come si dice, un soggetto “bene ammanigghiato” con le autorità curiali, se è vero che glie l’hanno concesso. La novità pertanto non dovrebbe sorprendere più di tanto, solo che non si può fare a meno di considerare, che, mentre occorre il rinnovamento totale della politica in Sicilia, si provvede ad affiancare altri piccoli partiti, destinati a restare minori e a suffragare i metodi di sempre, magari per conquistare un po’ di spazio che sempre fa comodo. E preoccupa che dal clero, anziché si muova una qualche crociata per il consolidamento della fede nelle coscienze, si pensi alla politica e si coltivi l’illusione che l’insegna di cattolici valga a farla meglio. Oltretutto, ripensando alla Democrazia cristiana e alla sua squallida fine, i postumi surrogati ci paiono soltanto velleitari.
Fonte: redazione palermomania.it
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