Un film e un docufilm su J. R. Oppenheimer, rispettivamente in sala e su Sky Tv dallo scorso agosto, tracciano esaurientemente le vicende che portarono il famoso fisico ad essere il maggiore responsabile (con lui collaborarono molti illustri scienziati tra cui il nostro Enrico Fermi) nella realizzazione della bomba atomica.
Soprattutto il docufilm di Christopher Cassel, "To End All War. Oppenheimer and the Atomic Bomb", collaziona efficacemente filmati d'epoca che ricostruiscono la complessità ambientale in cui "Oppy" ebbe ad operare.
L' "Oppenheimer" di Christopher Nolan invece, pur avendo una durata doppia - quasi tre ore - del concorrente, sostanzialmente non aggiunge nulla di nuovo riguardo ai fatti, anzi li complica e moltiplica, per via del suo consueto modus operandi, ovvero il disallineamento sistemico delle strutture temporali, a danno, nel caso specifico, della chiara consequenzialità e talvolta della corretta interpretazione di episodi, cruciali nella gestione finale della Seconda Guerra Mondiale.
Il film di Nolan è zeppo di situazioni destrutturate temporalmente che lo spettatore è chiamato a ricomporre per avere un quadro d'insieme, e non tutte indispensabili (era così intrigante la vita sentimentale di Oppenheimer?). D'altro canto c'è da tener presente che, come spiegava il grande teorico Luigi Chiarini, "il cinema è una industria, il film un'arte". Quindi non ci si può meravigliare di certe smagliature, e lo spettacolo vero e proprio inizia allo scadere delle prime due ore quando ci si trasferisce a Los Alamos per effettuare "Trinity", il primo test atomico del Progetto Manhattan (h. 5,30 del 16 luglio 1945). Qui, nella magnificenza della proiezione con pellicola IMAX 70mm (in Italia solo qualche cabina di proiezione è attrezzata adeguatamente) assistiamo alla più bella esplosione mai vista su uno schermo. Soggiaciamo stupiti di fronte a quella massa di energia e fuoco che ci ammalia e terrorizza a un tempo. E poi sappiamo com'è finita il 6 e 9 agosto 1945 a Hiroshima e Nagasaki. Il film però non ce lo mostra.
Nolan mette a fuoco i tentativi del fisico, successivi alle due esplosioni, di fare marcia indietro sull'utilizzo del nucleare in guerra. Anzi, "Oppy" si schiera apertamente contro la realizzazione della bomba H, è pertanto indagato come presunto fiancheggiatore comunista (un po' come accade oggi per i pacifisti che battendosi contro le minacce nucleari agitate da Putin vengono etichettati tout court come filoputiniani, cioé in qualche modo "comunisti" anche loro (ma Putin lo è?).
Non si accenna ai 2056 test nucleari fatti fino alla fine del secolo scorso, al test statunitense (1 marzo 1954) della più potente bomba H di sempre nell'atollo di Bikini (15.000 chilotoni. L'atomica di Hiroshima ne conteneva 18. Un chilotone equivale a 1.000 tonnellate di tritolo..!), ai 66 test nucleari americani (periodo 1946-58) sulle isole Marshall senza alcuna protezione per i nativi.
Sono trascorsi settantotto anni da Hiroshima e Nagasaki e Nolan nel suo "Oppenheimer" in tre ore di racconto non si è reso conto di una grave dimenticanza visiva: i centodiecimila innocenti inceneriti delle due città giapponesi e i centotrentamila morti nei mesi successivi alla prima distruzione di massa dopo quella hitleriana non ci sono nel film se non nel tarlo di un solo uomo.
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