Con i guai che ci sono in giro, occuparsi della Santanchè mi sembra addirittura blasfemo. Lo faccio solo perché mi serve come dimostrazione che nulla di buono l’attuale maggioranza può concludere. Dunque, il fatto: tra tanti candidati a disposizione, il Pdl ha scelto lei come vicepresidente della Camera. Non tutti, però, hanno accettato tale decisione e, infatti, l’elezione è saltata. Non mi riguardano i destini politici della signora, ex candidata de La Destra a Palazzo Chigi, né le sue difese appassionate nei confronti del Cavaliere. Tuttavia, mi chiedo: non riescono a trovare un’intesa nemmeno per una sciocchezza simile, perché di questo trattasi, e dicono di volere risolvere i mali del Paese. Non è stata eletta? E con ciò? Potevate trovare prima un accordo, non lo avete trovato, e allora cambiate nome. Mi sembra fanciullesco. E invece, no. Pare che sia indispensabile eleggerla, pena il blocco dei lavori parlamentari, l’aumento della disoccupazione, la possibilità di una catastrofe nazionale. Ne prendo atto. E come risolvono la figuraccia, o come credono di risolverla? Rinviando ogni decisione. Il rinvio sembra essere una vera e propria panacea. Domani, poi, in seguito, la notte porta consiglio. Sul serio: spettacolo desolante, che ti fa venire il latte alle eliche, che castra anche il più piccolo tentativo di accordare un briciolo di fiducia alle cosiddette larghe intese. Per quanto mi riguarda, non ho mai creduto alla possibilità che la maggioranza possa risolvere alcunché. Si vive alla giornata, è già un successo vedere il tramonto. Tuttavia, che s’impantanassero anche su tale quisquilia mi ha veramente colpito. Con tutto il rispetto per le Istituzioni: ma sul serio si crede che il popolo italiano stia fremendo per avere Daniela Santanchè vicepresidente della Camera? Ci credete veramente, signori delle larghe intese? Perché se lo credete, allora siamo alla fine, al famoso punto di non ritorno paventato da un ministro. Non riesco a capire, non posso capire. Forse perché non c’è proprio nulla da capire. Ecco il dramma. Si sta discutendo sul nulla, non si sta facendo nulla, non si farà nulla. I media non si possono più né leggere né ascoltare o vedere. È tale il disastro che, almeno per me, la prima reazione è quella di cambiare canale, leggere una notizia e obbligare il cervello a non tenerne conto: un vero atteggiamento difensivo, pena la pazzia o qualche gesto inconsulto. Non solo i problemi, quelli veri e drammatici, lì sono e lì restano, ma si cincischia su simili fatterelli, li si spaccia come questioni di primo piano. Trattasi forse di un tentativo atto a distogliere l’attenzione su ciò che non si riesce ad affrontare e, men che meno, a risolvere? Ma lo si vuole capire che il Paese sta affondando? Che non esiste alcuna possibilità di vera ripresa? Che la corruzione non è più arginabile? Evidentemente, no. Anzi, si considera vittoria la possibilità di maggiore flessibilità concessa dalla Commissione europea.
A tal proposito, Letta: “Ce l’abbiamo fatta. Ora più flessibilità per i Paesi come l’Italia con i conti in ordine. È il premio per la scommessa che questo Governo ha fatto fin dall'inizio sul rispetto degli obiettivi di finanza pubblica”. I conti sono in ordine? Bene, presidente, mi congratulo. Ma, allora, qual è il problema? Se sono in ordine, tutto è risolto, possiamo ripartire alla grande. Ancora evidentemente il debito pubblico di 2100 miliardi di euro e gli interessi fuori controllo sono bufale, fantasie, leggende. Adesso, specialmente nel settore agricolo, non ci sono più scuse per nuove assunzioni e nuovi investimenti. Dunque, al lavoro! L’Europa ci guarda! In Italia, quindi, è tutto in ordine, è tutto sotto controllo. Sono i rompiscatole come me che hanno forti dubbi, che non sono mai contenti, che scrivono articoli disfattisti. Un Paese virtuoso, dicasi virtuoso, può quindi permettersi il lusso di rinviare i problemini che esistono anche nelle famiglie integerrime. Nel frattempo, speriamo che la Santanchè sia eletta vicepresidente della Camera. In ogni caso, lo riconosco: dopo la vittoria ottenuta dal premier, ho riacquistato fiducia, speranza, voglia di fare. E chiedo scusa, forse mi sono lasciato condizionare dal mio inguaribile pessimismo, dovrei analizzare la situazione politica con maggiore freddezza. Prometto che sarò più prudente nei giudizi.
Fonte: La redazione
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