Robert Seldon Lady, ex capocentro della Cia a Milano, era stato condannato a nove anni di reclusione perché coinvolto nel caso Abu Omar. Costui, imam della metropoli lombarda, fu rapito da agenti della stessa Cia nel febbraio 2003 e trasferito prima nella base militare di Aviano e poi in Egitto, dove avrebbe subito torture. Da segnalare che nell’operazione e nei processi furono anche coinvolti funzionari e agenti italiani. Sintesi: su Lady pendeva un mandato di cattura. Nei giorni scorsi era stato fermato, sembra per puro caso, a Panama. Le autorità italiane avevano fatto richiesta di fermo provvisorio, evidentemente il primo passo di un iter che lo avrebbe indotto a scontare la pena nel nostro Paese. Panama ha risposto picche, giudicando incompleta o non sufficiente la nostra richiesta e ricordando che non esiste un trattato bilaterale di estradizione. Ancora sintesi: Robert Seldon Lady ha già fatto ritorno negli Stati Uniti. Come volevasi dimostrare. Trattandosi di cittadino americano, le autorità panamensi non volevano rogne di alcun genere. A questo punto, il ministro Cancellieri ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Con grande stupore sono costretta a constatare che la nostra domanda è stata disattesa senza plausibili spiegazioni. Sono profondamente rammaricata per l’epilogo della vicenda dell’ex capocentro della Cia Robert Seldon Lady. Il Ministero della Giustizia, una volta informato tramite Interpol che Seldon era stato arrestato a Panama, aveva immediatamente fatto tutti i passi diplomatici per chiedere il fermo provvisorio al Governo di Panama per poi attivare la procedura per l’estradizione. Sono profondamente rammaricata”. Signor ministro, non riesco a capire né il suo stupore né il suo rammarico. In politica estera contiamo esattamente ciò che contiamo, stiamo pagando il caro prezzo di un prestigio perso da tanto tempo. Chi semina vento, raccoglie tempesta. E abbiamo seminato vento, tanto vento, negli ultimi decenni! Le nostre richieste non vengono prese nemmeno in considerazione, le ricordo l’assurdo destino che si è abbattuto sui marò ancora dispersi nelle giungle indiane. Se, poi, oggetto delle attenzioni è un cittadino americano, trattasi di tempo perso già in partenza. Senza plausibili spiegazioni: sono parole sue, signor ministro. Cioè, in buona sostanza, se ne fregano altamente, a Panama e altrove. A questo punto, suggerisco a lei e al Governo di mettere su quest’ultimo caso la classica pietra sopra. Di non insistere, di non rilasciare altre dichiarazioni. Del nostro stupore e del nostro rammarico, non importa nulla a chicchessia. Gli Stati Uniti non consegneranno mai, dicasi mai, un loro funzionario alle galere italiane. A torto o a ragione. Sanno difendere e tutelare bene i connazionali, sono il Paese più potente del mondo. E sanno, soprattutto, che noi rappresentiamo l’ultima loro preoccupazione, perfino la parola appare eccessiva. La posizione internazionale italiana, al di là dell’aspetto formale, è quella di un cagnolino tra mastini. Di per sé, tale oggettiva constatazione potrebbe non significare granché, esistono cani di piccola taglia che azzannano bene, che non si lasciano intimorire. Ma non è il nostro caso. L’Italia? Instabilità politica continua, scandali a ripetizione, debito pubblico incontrollato e incontrollabile, caos sociale. Ecco la nostra carta d’identità. In simile, e purtroppo vera situazione, che cosa vorremmo? Rispetto? Stima? Lasciamo perdere, stendiamo un velo di pietoso silenzio. In questo momento, non possiamo permetterci altro.
L’ultimo caso di sussulto dell’orgoglio nazionale risale ai tempi di Bettino Craxi. Non l’ho mai stimato, il caso Mani Pulite non mi ha stupito per nulla. Tuttavia, ho sempre creduto che abbia pagato solo lui, tra tanti squali politici, proprio per la determinazione con la quale affrontò la vicenda dei sequestratori (si qualificarono impropriamente come appartenenti all’OLP) della nave “Achille Lauro”, nell’ottobre 1985. I fatti sono noti, solo un breve riepilogo. A Sigonella, atterrò un aereo con i terroristi e si rasentò lo scontro a fuoco: da un lato Carabinieri e uomini della VAM (Vigilanza Aeronautica Militare), dall’altro i Delta Force. Reagan s’infuriò, telefonando addirittura in piena notte al nostro Presidente, per chiedere la consegna dei filosiriani. La risposta fu immediata: alle 5.30, il generale Bisognero ricevette l’ordine direttamente da Palazzo Chigi di fare confluire mezzi corazzati e numerosi militari dell’Arma. E il Presidente americano fu costretto a cedere. In quell’occasione, Craxi si comportò da vero statista! Di altri, al momento, non scorgo nemmeno l’ombra. In ogni caso, per non ingenerare equivoci, dobbiamo moltissimo ai morti degli Stati Uniti nelle due guerre mondiali, non è polemica nei confronti dei nostri alleati. Alleanza, però, non significa essere sudditi, né dell’America né di chicchessia. Ma la colpa di certe figuracce è nostra, soltanto nostra.
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti