Certi articoli non si vorrebbero mai scrivere. Tuttavia, è sciocco nascondersi dietro un dito e fare finta di niente. Oggi e domani Palermomania.it si occuperà di due eventi che nessuno si augura e che si spera non accadranno mai. Trattasi di tsunami e del grande terremoto, il Big One, che potrebbe interessare l’area dello Stretto. In riferimento al primo e ipotetico pericolo, una premessa: nel Tirreno meridionale sono ubicati alcuni vulcani sottomarini: Marsili, Magnaghi, Vavilov Glauco, Sisifo, Eolo, Enarete, Palinuro, Alcione, Lametini. In più, altre formazioni analoghe ubicate nel canale di Sicilia. Sono strutture molto ostiche da studiare, per le difficoltà di accesso diretto. Il Marsili e il Palinuro sono quelli che desterebbero le maggiori preoccupazioni. Alcuni segnali farebbero pensare (il condizionale è obbligatorio!) a una certa fragilità delle pareti che sorreggono gli edifici stessi. Un’eventuale frana di notevoli proporzioni potrebbe innescare l’onda anomala o tsunami che dir si voglia. Non esistono umane possibilità di arginare o impedire simile catastrofico evento. L’unica arma consiste nella messa in opera di un efficiente sistema di monitoraggio in grado di lanciare l’allarme e consentire alle popolazioni che risiedono sulle coste una possibilità di salvezza. A tal fine, nei giorni scorsi è stato presentato presso la Prefettura di Salerno un piano di esercitazione ideato dalla Protezione civile, all’interno del progetto europeo TWIST, Tidal Wawe In Southern Tyrrhenian sea. Lo scopo: testare le migliori sinergie per una più efficiente e tempestiva gestione delle emergenze, oltre che incrementare la sicurezza e la sensibilizzazione delle popolazioni rispetto al fenomeno dello tsunami e alle sue conseguenze. Così recita il comunicato ufficiale. L’evento sarà simulato sulle coste salernitane, con la partecipazione di squadre provenienti dai Paesi dell’Unione Europea. Il vulcano preso in considerazione è stato il Palinuro, giacché dista circa 70 chilometri dalle coste del Cilento.
L’iniziativa è senz’altro lodevole, nel caso di un potente tsunami i tempi di arrivo sulle coste sarebbero brevissimi, dieci-venti minuti circa. Palermomania.it ha già dedicato ampio spazio a tali tematiche, con interviste a scienziati e responsabili tecnici. Sappiamo, per esempio, che è stato finanziato nel 2006, dal CNR, un progetto della durata di cinque anni atto a fornire informazioni scientifiche, mitigando così il rischio e allertando le popolazioni. È stato avviato nel 2007 e prevedeva l’elaborazione di 72 carte dei fondali marini e della pericolosità dei vulcani. Lo studio è stato reso possibile da uno strumento di altissima precisione e grande affidabilità, un ecoscandaglio multifascio. Emettendo onde acustiche a elevata frequenza, dirette perpendicolarmente alla rotta della nave di ricerca, ha fornito preziose informazioni. Tuttavia, sembra che, dal punto di vista pratico, i piani di prevenzione riguardanti l’incolumità di milioni di persone non siano totalmente operativi. Ci rifiutiamo di crederlo, ma l’ipotesi non ci sorprenderebbe. La politica, infatti, è impegnata su ben altri fronti e non sembra molto preoccupata per eventuali catastrofi naturali. Se così fosse, se cioè non esistesse un vero piano di protezione, ci troveremmo in presenza di un fatto gravissimo, di una negligenza intollerabile.
Ritorneremo, quindi, alla carica per saperne di più, ponendo domande ai responsabili tecnici e a quelli politici.
Fonte: redazione palermomania.it
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