È di questi giorni la notizia che Meriam Yehya Ibrahim, la giovane donna sudanese condannata a morte nel suo Paese per apostasia, è sbarcata in Italia. Ad accoglierla, all’aeroporto militare di Ciampino, sono stati il ministro degli esteri, Federica Mogherini e il presidente del consiglio Renzi con la moglie Agnese.
Il caso di Meriam è stato seguito da tutto il mondo, con mobilitazioni in suo favore soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. La ventisettenne sudanese, di religione cristiana, era stata arrestata e condannata lo scorso maggio a cento frustate e poi all’impiccagione, per apostasia e adulterio. Quando venne condannata era incinta di otto mesi, infatti il parto è avvenuto in carcere, nella stessa cella dove Martin, l’altro figlio di due anni, ha vissuto per parecchio tempo con la mamma.
Il premier Renzi aveva seguito da vicino il caso e, in particolare, aveva citato la vicenda della giovane sudanese durante il suo discorso di inaugurazione del semestre europeo a Strasburgo. Parlando di lei e delle ragazze nigeriana rapite dai terroristi di Boko Haram aveva detto: “Se non c’è una reazione europea non possiamo sentirci degni di chiamarci Europa”.
Peccato che nello stesso discorso in sede europea, il premier abbia dimenticato di citare e puntare l’attenzione su un altro caso eclatante che, ormai, si protrae da tanto, troppo, tempo.
Il riferimento è alla vicenda Marò, i due fucilieri della Marina militare italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che ormai da quasi tre anni sono rinchiusi in un carcere indiano con l’accusa di aver ucciso dei pescatori, scambiati per pirati.
Perché tutta questa mobilitazione e spiegamento di forze per una donna sudanese, seppur giuste, e nemmeno una parola o un’azione per due nostri connazionali trattenuti dalle autorità indiane?
E dire che prima ancora di Meriam, era stata la volta di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov riportata in Italia dopo un’incredibile espulsione.
Dopo di lei, è toccato ai 31 bambini del Congo adottati da cittadini italiani, bloccati in per settimane in Africa e poi fatti rientrare nel nostro Paese.
Tutti successi e azioni molto importanti e belli, e giusta soddisfazione da parte delle istituzioni nazionali, ma ai due marò chi ci pensa? Perché non riusciamo a far tornare a casa, dalle loro famiglie, due nostri connazionali, mentre siamo bravissimi a portare in Italia tutti gli altri?
Domande che al momento non hanno una risposta, ma che di certo dimostrano una cosa: il governo italiano sta usando due pesi e due misure, e forse ha più interesse per degli stranieri piuttosto che per i propri connazionali.
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti