Ovviamente esistono banchieri e uomini dell’alta finanza integerrimi e dotati di sensibilità. Ciò nonostante, la proposta di Berlusconi atta a candidare Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica, mi trova in totale disaccordo. E non certo per opinioni negative sull’ex Governatore della Banca d’Italia. Anche se la Costituzione assegna al Capo dello Stato un ruolo più di rappresentanza che altro, resta sempre la guida morale di un intero popolo. E per assolvere tale compito, la perizia e l’esperienza maturate attraverso carriere burocratiche non sono sufficienti.
Il Presidente ideale dovrebbe essere un punto di riferimento preciso anzitutto nella mia vita e poi in quella degli altri. Pertini lo è stato. Uomo di sicura fede negli ideali socialisti, sofferente per molti anni nelle prigioni fasciste, onesto, combattente a oltranza contro tutto ciò che riteneva iniquo. Come lo è Josè Alberto “Pepe” Mujica, dal 1° marzo 2010 Presidente dell’Uruguay. Oppositore della dittatura, guerrigliero tupamaro, prigioniero per 15 anni, uomo che vive con meno di duemila dollari al mese. Che gli bastano, anzi che devono bastare perché ci sono molti uruguaiani che vivono con molto meno. Né ho preclusioni per uomini di centrodestra, queste beghe non mi riguardano. Chiunque, in possesso di solidi ideali e che abbia dato prova di altruismo in tempi non sospetti, può ricoprire degnamente la più alta carica dell’apparato statale. Per comprendere le sofferenze altrui bisogna avere sofferto, per comprendere i salti mortali che la gente onesta deve compiere per sbarcare il lunario bisogna essere stati nelle medesime condizioni, per disprezzare il latrocinio è indispensabile averlo disprezzato, per difendere adeguatamente gli oppressi e i deboli è necessario averli difesi prima. Il resto - cioè l’ovvio, il superfluo, il narcisismo – non mi riguarda. Ecco, il mio Presidente dovrebbe possedere i summenzionati requisiti. Purtroppo, nell’attuale panorama politico non vedo alcun rappresentante in grado di soddisfare la mia sete di cambiamento. Devo, quindi, guardare altrove. E faccio bene, per fortuna è fuori da certi ambienti che vedo il candidato ideale. Penso a don Ciotti, per esempio. Sacerdote che aiuta il prossimo da sempre, soprattutto schivo, per quanto lo possano consentire i moderni sistemi di comunicazione, che adopera, in ogni caso, soltanto per lanciare messaggi positivi. Penso a Fulco Pratesi, attuale presidente del WWF, pioniere della vera tutela dell’ambiente in Italia. Penso a don Biagio Conte di Palermo, difensore di poveri ed emarginati. Ecco, è a questa categoria di uomini che mi riferisco. Uomini rari e, anche per tal motivo, preziosi. Con ansia aspetterei l’ultimo giorno dell’anno per ascoltare un messaggio edificante, anche se sono convinto che si rivolgerebbero al loro popolo in numerose occasioni, senza aspettare il rito di prammatica. Ma sono solo sogni, ne sono convinto. La brutalità della politica avrà il sopravvento, come sempre. La Costituzione garantisce la possibilità di candidarsi a qualunque cittadino italiano che goda dei diritti civili e politici e abbia compiuto i 50 anni. Sulla carta, però. In pratica bisogna sempre passare sotto le forche caudine di un sistema marcio, incapace di soddisfare le vere necessità di un popolo. Ci saranno, dunque, le solite manovre, i soliti patteggiamenti, i soliti giochi di potere. E alla fine sarà scelto il minore dei mali. Questo il massimo del successo, cioè il minimo di quanto i cittadini onesti auspicano.
Fonte: redazione palermomania.it
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