Ebola, la malattia della morte, pare essere un virus zoonotico, cioè ospitato da popolazioni di gorilla di pianura dell'Africa centrale. Nel 2005 tre specie di pipistrelli sono state identificate come portatrici del virus ma, non mostrando i sintomi, sono state ritenute ospiti naturali. Nel videogioco Resident Evil, il Virus T è una versione modificata del Virus Progenitore, creato modificando geneticamente il virus ebola. Nel 2009, con l'uscita del videogioco Resident Evil 5 parte della storia di Resident Evil è stata modificata e il Virus Progenitore è diventato un virus trovato all'interno di alcuni fiori e quindi non più un virus creato modificando geneticamente "il virus ebola".
Anche in Tomb Raider: La culla della vita rappresenta un'arma biologica che consiste in una forma di ebola molto potenziata, capace di provocare la morte in pochi minuti.
E nel videogioco Trauma Team si manifesta un'epidemia di un virus chiamato "Rosalia", i cui effetti sono molto simili a quelli del virus ebola.
Dai film ai videogiochi sono tanti gli indizi che questa malattia sia stata trovata, riconosciuta e forse isolata tanti anni fa, eppure sentiamo quasi quotidianamente parlare del virus Ebola come qualcosa ancora da studiare e mortale: che sia una nuova arma chimica diffusa per sterminare popolazioni intere?
Esposizione. Il virus Ebola si trova nei fluidi corporei delle persone infette, il contagio passa attraverso il contatto con le mucose (ferite sulla pelle, ferite oculari o tramite aghi infetti). L’aria e gli insetti non trasmettono il virus. I corpi delle persone morte a causa della malattia sono altamente contagiosi. Anche senza opportune protezioni, dare la mano a una persona che ha Ebola o starle a lungo a pochi metri di distanza non è particolarmente pericoloso, ma sconsigliabile. Occorre sempre lavarsi le mani dopo aver toccato un malato.
Periodo di Incubazione. Dura tra i 2 e i 21 giorni, ma di solito sono necessari tra i 4 e i 10 giorni prima che compaiano i sintomi improvvisamente. Ebola appartiene alla famiglia dei Filoviridae, i virus che utilizzano l'RNA come materiale genetico, estremamente aggressivi per l'uomo. Nel suo bagaglio genetico ci sono 7 geni che codificano le informazioni necessarie per moltiplicarsi e per difendersi dal sistema immunitario dell’organismo ospite.
L'attacco. Il virus si attacca alla superficie esterna di una cellula e viene inglobato dalla membrana cellulare, la prima protezione della cellula.
La diffusione. Il virus esce dalla cellula e infetta altre cellule. Il meccanismo di uscita non è ancora chiaro. Sembra che i virus creino una protuberanza nella superficie della cellula, dalla quale poi si staccano mantenendo probabilmente uno strato protettivo intorno.
Primi sintomi. Di solito, a una settimana dall’esposizione a Ebola, le persone iniziano ad avere i primi sintomi: febbre, tremori, dolori muscolari, mal di gola, debolezza e sensazione di disagio generalizzata. Durante i primi stadi, l’infezione porta a sintomi simili a quelli della malaria e delle infezioni virali all’apparato respiratorio. Il virus attacca le cellule del sistema immunitario nella circolazione sanguigna che, una volta contagiate, portano l’infezione al fegato, alla milza e ai linfonodi. Ebola blocca il rilascio di interferone, una proteina prodotta dal sistema immunitario per contrastare i virus.
I primi danni al sistema circolatorio. Le proteine rilasciate dal sistema immunitario portano a un’ampia infiammazione che può danneggiare il rivestimento dei vasi sanguigni, causando emorragie. Il sistema circolatorio collassa. I globuli rossi si sgretolano quando attraversano i vasi sanguigni più piccoli pieni di grumi di sangue coagulato. La milza, che è fatto da un reticolo di vasi sanguigni, subisce grandi danni.
Sintomi avanzati. Dopo 5 o più giorni, i pazienti sviluppano sintomi identificabili chiaramente con una infezione da Ebola:
• sfoghi cutanei sul viso, sul collo, sul torso e sulle braccia, la pelle spesso inizia a sfaldarsi;
• diarrea, nausea e vomito;
• dolori al petto, fiato corto, mal di testa, stato confusionale, occhi arrossati;
• ematomi, emorragie cutanee;
• sanguinamento dagli occhi, dalle orecchie, dal naso, dalla bocca, dalle mucose e dal retto;
• aborti spontanei.
Collasso di vari organi. Ebola danneggia molti tessuti nell’organismo, sia a causa delle infezioni causate dal virus stesso, sia per la risposta antinfiammatoria molto violenta che induce.
• Il collasso delle ghiandole surrenali causa una riduzione della pressione sanguigna e una minore capacità di produrre ormoni steroidei;
• i tessuti connettivi dell’organismo subiscono gravi danni;
• spesso si verificano insufficienza epatica e renale;
• l’infezione al pancreas può causare forti dolori all’addome;
• i danni all’intestino portano diarrea e forte disidratazione.
Cervello. Nel cervello si accumulano fluidi che portano a nuove infiammazioni del sistema nervoso, con crisi e convulsioni che possono contribuire alla diffusione del virus nell’ambiente circostante.
Come difendersi. Per contenere il rischio di contrarre il virus dell’Ebola, le autorità sanitarie internazionali, in primo luogo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), consigliano di lavarsi le mani e disinfettarsi con dei gel o soluzioni idro-alcoliche.
Anche la sorveglianza di eventuali sintomi della malattia in un caso sospetto è di grande importanza. Una persona non è contagiata fino a quando i sintomi non si sono manifestati. Da tenere presente che la trasmissione del virus non avviene per via aerea come per l’influenza o la rosolia, ma per contatto diretto con dei fluidi corporei di malati o con del materiale medico (aghi di siringhe) o di oggetti (biancheria, vestiti…) contaminati. Può ancora avvenire, con un rischio minore, tramite delle superfici infettate, che conviene pulire e disinfettare secondo le procedure appropriate. Il sangue, le feci e il vomito sono i fluidi più contaminati, secondo l’Oms.
Anche la saliva comporta un rischio, ma molto limitato. Invece il virus non è stato mai isolato nel sudore, rileva l’organizzazione. E’ “molto improbabile” che il virus si trasmetta fra i passeggeri di un aereo o di un treno poiché è necessario un contatto diretto con delle secrezioni corporee, sostiene il dottor Stephan Monroe, vice direttore del Centro nazionale delle malattie infettive urgenti presso il Cdc. La maggior parte delle persone che si infettano perché vivono con dei malati o appartengono al personale medico che li ha in cura, ha sottolineato. Nell’attuale epidemia che ha colpito in una maniera senza precedenti Sierra Leone, Liberia e Guinea, l’infezione risulta fatale in circa un caso su due. I pazienti sopravvissuti possono ancora essere contagiosi: il virus può rimanere nello sperma almeno 70 giorni e, secondo uno studio, anche più di 90 giorni, rileva l’Oms. Il virus può anche trasmettersi con il contatto con i corpi delle vittime dell’infezione durante dei riti funerari. Le persone che abitano in delle zone dove l’Ebola è endemica e che presentano sintomi sospetti devono essere messe in quarantena, precisano i Cdc sul loro sito.
Il personale curante deve proteggersi indossando mascherine sanitarie, occhiali protettivi e guanti e lavarsi regolarmente le mani prima e dopo un contatto con i pazienti affetti da febbre. Inizialmente, l’Ebola ha infettato degli uomini tramite il contatto con il sangue, gli organi o i fluidi corporei di animali infetti. Il pipistrello è il vettore naturale del virus. In Africa, sono stati anche osservati casi di infezione da contatto con shimpanze, gorilla e antilope malati o morti, rileva sempre l’Oms che raccomanda di evitare di consumare selvaggina.
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