La cosiddetta “pillola Merck” si candida ad essere il primo antivirale da prendere per bocca contro il Covid-19. Il colosso Merck (MSD) chiederà agli Stati Uniti l’autorizzazione a procedere “il prima possibile”. Nel frattempo la produzione è già stata avviata, anche alla luce dei risultati degli studi fatti.
La pillola, fanno sapere gli studiosi, va presa per cinque giorni, quattro compresse al giorno, stando “comodamente” a casa propria, senza dunque bisogno di ospedalizzazione o somministrazione sotto la vigile sorveglianza medica.
Come funziona? Il nuovo antivirale orale molnupiravir agisce inibendo la replicazione di molti virus (tra i quali Sars- CoV-2) e funziona inserendosi nell'Rna virale e provocando mutazioni nel virus che determinano una "catastrofe dell'errore virale”.
La Merck "intende richiedere quanto prima un'autorizzazione all'uso per emergenza all’ente regolatorio statunitense Food and Drug Administration” e “l'immissione in commercio ad altre agenzie regolatorie a livello mondiale”. Intanto ha già avviato contatti con i governi del mondo per la fornitura della pillola. Il primo accordo è stato stipulato con gli Stati Uniti Una volta ottenuta l’approvazione della pillola, gli Usa riceveranno 1,7 milioni di dosi di molnupiravir. Ma sono già stati avviati contatti anche con molti altri Paesi a livello mondiale.
Assumendosene tutti i rischi, la casa farmaceutica ha però già iniziato la produzione del farmaco: l'obiettivo è quello di produrre 10 milioni di dosi già entro la fine dell’anno.
La pillola anti Covid della Merck, salutata positivamente da Anthony Fauci, l'infettivologo americano principale consigliere sanitario della Casa Bianca, "è il primo degli antivirali studiato specificatamente contro questo virus. Gli antivirali che abbiamo usato fino ad ora erano stati studiati per altri virus, in particolare per l'Hiv". Ma l'antivirale della Merck "non è il primo, ne arriveranno anche altri". Lo ha detto Luca Richeldi, direttore di Pneumologia del Policlinico universitario Gemelli di Roma, intervenuto ad Agorà, su Rai Tre.
"I dati sono relativamente incompleti e preliminari - ha aggiunto l'esperto - ma sono convinto che ne arriveranno ancora più importanti. Quindi antivirali e anticorpi monoclonali diventeranno un po' il cardine della terapia dei pazienti che sviluppano l'infezione, insieme a quei farmaci soppressori della risposta immunitaria eccessiva che Aifa ha già approvato. L'armamentario che abbiamo oggi nei nostri ospedali per combattere la malattia nelle persone colpite dal virus è enormemente superiore e più efficace di quella che avevamo un anno fa", ha concluso.
Fonte: Adnkronos
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