Lavorare 55 ore o più a settimana aumenta del 27% il rischio di ictus e del 13% di sviluppare una malattia coronaica, rispetto a chi lavora “solo” 35/40 ore. A sostenerlo è una ricerca britannica appena pubblicata su Lancet. Secondo gli studiosi, lo stress causato dal lavoro prolungato, infatti, può modificare l'equilibrio biologico nell’organismo.
La ricerca, condotta da Mika Kivimäki, Professore di Epidemiologia presso lo University College London (Gran Bretagna) e colleghi, ha interessato oltre 600mila persone.
Dall’analisi è risultato un aumento del 13% del rischio di cardiopatia ischemica (nuova diagnosi di coronaropatia, ricovero, morte) nei workaholic, quelli da 55 ore di lavoro a settimana in su, rispetto ai loro pari impegnati in settimane lavorative standard di 35-40 ore. L’aumento di rischio permaneva anche dopo aver considerato altri fattori di rischio, quali età, sesso e stato socio-economico.
In questo modo è stato possibile evidenziare un aumento del rischio di ictus pari a 1,3 volte nei superlavoratori, che risultava indipendente dalla presenza o meno di altri fattori di rischio, quali fumo, consumo di bevande alcoliche, grado di attività fisica e fattori di rischio classici, quali ipertensione e ipercolesterolemia.
Stare a lungo seduti e senza cambiare posizione, magari con le gambe accavallate come capita a chi sta diverse ore davanti al computer, può compromettere la corretta circolazione sanguigna ed esporre al rischio di incorrere in episodi di trombosi delle vene delle gambe.
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