La strada vincente per una corretta gestione del diabete è l’approccio multidisciplinare. Su questo concordano i clinici, gli specialisti e gli scienziati che si sono confrontati all’VIII convegno nazionale Dies Panormitanae atque Magnae Graeciae, al Saracen Sands Hotel & Congress Centre di Isola delle Femmine, presieduto dai professori Salvatore Corrao e Francesco Perticone. Raffaella Buzzetti (nella foto), professore ordinario di Endocrinologia all’Università La Sapienza di Roma e presidente della Società italiana diabetologia, sottolinea l’importanza della prima legge al mondo, varata in Italia, sullo screening pluriennale nella popolazione pediatrica per l’individuazione degli anticorpi del diabete di tipo 1, così da rallentare la progressione della malattia.
“E’ sempre utile incontrarsi tra colleghi specialisti differenti, come diabetologi, cardiologi, nefrologi, perché si affronta lo stesso tema visto da approcci diversi, da background culturali diversi, da conoscenze diverse ed è sempre un arricchimento reciproco – spiega la professoressa Buzzetti -. Si è parlato oggi di diabete di tipo 1 e dell’importanza dello screening in Italia che verrà implementato al più presto e delle nuove molecole in grado di rallentare o dilazionare l’insorgenza del diabete di tipo 1. Si è parlato di rischio cardiovascolare e di fattori di rischio e di quanto il diabete possa determinare le complicanze cardiorenali. Si è parlato di malattia renale cronica e quindi l’approccio multidisciplinare è senz’altro vincente nel cercare le terapie migliori, soprattutto nelle persone con diabete”.
Strategia condivisa da Francesco Dentali, professore associato di Medicina Interna all’Università dell’Insubria di Varese e presidente nazionale di Fadoi (Federazione delle associazioni dirigenti ospedalieri internisti).
“Noi sappiamo che abbiamo un’aspettativa di vita molto lunga in Italia e questo è un bene – dice Dentali - ma sappiamo anche che i nostri pazienti sono spesso multimorbidi (con più patologie croniche simultaneamente) e spesso si sottopongono a moltissime terapie. Quello multidisciplinare è sicuramente l’approccio migliore per la cura del nostro paziente. La medicina interna ha un approccio olistico, e lo stiamo vedendo in questo congresso, ma la collaborazione tra l’internista, che fa un po' da regista nella gestione di questi pazienti e gli altri specialisti, è fondamentale”.
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