Dopo lo scandalo che nei mesi scorsi ha riguardato le protesi del seno Pip, considerate difettose e potenzialmente cancerogene a causa dei materiali non testati di cui sono fatte, la Commissione dell'Unione europea ha deciso di intervenire sulla questione ponendo un freno alla commercializzazione di dispositivi medici potenzialmente nocivi all'interno dei Paesi membri.
Le norme riguardano non solo le protesi mammarie ma in generale tutti i dispositivi medici dalla semplice medicazione adesiva alle macchine più sofisticate che permettono di mantenere le funzioni vitali.
Una decisione doverosa e necessaria, proprio perchè pochi mesi fa lo scandalo delle protesi mammarie Pip ha coinvolto decine di milioni di donne in Europa e nel mondo provocando uno shock nell'opinione pubblica e intaccando la fiducia dei pazienti, dei consumatori e dei professionisti.
Già nello scorso mese di luglio erano state adottate tutta una serie di misure per la sicurezza e la trasparenza; tra queste anche il divieto di impianti alle minorenni e altre norme per regolamentare il settore in base al principio della competenza, visto che nel campo della chirurgia plastica spesso operano medici "improvvisati".
La legge, infatti, indica che l’impianto di protesi mammarie per fini estetici è riservata a coloro che sono in possesso del titolo di specializzazione in chirurgia plastica, in chirurgia generale, ginecologia e ostetricia o chirurgia toracica o a chi, alla data di entrata in vigore della legge, può dimostrare di avere svolto un’attività equipollente a quella della chirurgia plastica negli ultimi cinque anni.
Le nuove norme proposte dall'Unione Europea, spiegano a Bruxelles, hanno quindi lo scopo di garantire che i pazienti, i consumatori e i professionisti della salute possano trarre vantaggio da dispositivi medici sicuri, efficaci e innovativi.
Fonte: redazione palermomania.it
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