Un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto che, contrariamente a quanto creduto finora, gli alberi crescono maggiormente quando sono più anziani, assorbendo, inoltre, anche una maggiore percentuale di anidride carbonica rispetto agli esemplari più giovani.
Lo studio, pubblicato su Nature, è stato condotto dagli scienziati del U.S. Geological Survey Western Ecological Research Center guidati dal prof. Nate L. Stephenson. Misurazioni ripetute su oltre 670.000 singoli alberi di 403 specie temperate e tropicali hanno permesso di scorpire che il 97% di essi ha un tasso di crescita più elevato in vecchiaia.
Tra i dati in possesso dei ricercatori vi sono anche rilevazioni effettuate quasi un secolo fa nelle foreste nord-americane. Queste hanno permesso di comprendere che la crescita accelerata senile non è prerogativa esclusiva delle maestose sequoie e degli enormi eucaliptus, come si era pensato inizialmente, ma anche diversi esemplari di abete, cedro e baobab africano possono avere questa caratteristica.
Gli studiosi hanno appurato che, ad un certo punto della loro vita, queste piante smettano di crescere in altezza ed inizino ad allargarsi aumentando la loro massa con un ritmo che può raggiungere anche i 600 chili annui. Lo stesso Stephenson ha dichiarato che: “In termini umani, è come se la nostra crescita continuasse a accelerare dopo l'adolescenza, invece di rallentare. In questo modo, gli esseri umani di mezza età arriverebbero a pesare mezza tonnellata, e diventerebbero più di una tonnellata al momento del pensionamento”.
Il dato più positivo di questo studio è comunque quello legato al ruolo “ecologico” degli alberi. Sembra, infatti, che gli alberi più anziani, grazie alla maggiore massa sviluppata nel tempo, riescano a sequestrare maggiori quantità di CO2 rispetto a quelli più piccoli, intrappolando il carbonio dentro la loro spessa corteccia.
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