Il problema dei Google Glass? Troppo clamore per un prototipo. Queste le giustificazioni di Astro Teller, capo del misterioso e segretissimo Google X, il laboratorio dal quale nascono le più avveniristiche proposte di Mountain View, dall'auto senza pilota ai progetti per la connettività diffusa.
Ebbene, nel corso di un intervento al South by Southwest Interactive di Austin, in Texas, Teller è tornato su quella che è evidentemente una ferita ancora sanguinante per l’azienda: il flop degli occhiali intelligenti. O almeno, il reset del progetto, strappato dalle sue mani e ora affidato a una divisione autonoma guidata dall'ex capo di Nest, il termostato smart, Tony Fadell.
«Abbiamo preso una decisione giusta e una meno - ha spiegato Teller - la prima è stata realizzare il programma Explorer. La seconda, cioè quella che abbiamo svolto decisamente meno bene, è che abbiamo consentito, e spesso incoraggiato, che si creasse troppa attenzione intorno al programma». In pratica: quello che mezzo mondo dava come un prodotto pressoché ultimato era in realtà ancora un prototipo per forza di cose imperfetto. E forse tale avrebbe dovuto rimanere senza stimolare attese, dibattiti e indiscrezioni oltre ogni possibilità attuale. Senza, insomma, che tutti si aspettassero di vederlo nei negozi nel giro di pochi mesi.
Il passaggio dei Google Glass dal laboratorio X a un'altra divisione di Big G, avvenuto appena un paio di mesi fa, non è in fondo da leggere del tutto come una battuta d'arresto ma anzi, al contrario, secondo molti osservatori sottolinea la volontà di partire dal lavoro pionieristico di Teller e della sua squadra per dare al gadget indossabile una forma definitiva, ferma appunto da troppo tempo allo stadio prototipale.
E c’è da dire che, tanto più i progetti presentano difficoltà tanti più dati e informazioni forniscono ai ricercatori per scovare nuovi modi di sviluppare prodotti e soluzioni avveniristiche: «I Glass erano una di quelle cose che dovevamo tirare fuori prima possibile - ha aggiunto tentando di spiegare come siano davvero andate le cose negli ultimi tre anni - abbiamo imparato molto sugli aspetti hardware, come la batteria. Ma diffonderli è stato utile anche in termini di sperimentazione sociale e sono molto grato a tutti i pionieri che si sono avventurati nel progetto con noi». La logica conseguenza è stata scambiare un prodotto ancora incastrato in una complessa fase di sviluppo per uno che tardava ad uscire sul mercato. Tanto da sgonfiare le attese.
Insomma, «Google X fa bene a testare prima possibile nel mondo reale i suoi progetti - ha concluso Teller - se vuoi davvero fare tonnellate di progressi devi anche essere pronto a fare tonnellate di errori. La questione è trarre valore da ostacoli e difficoltà».
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti