Lasceranno la Russia i giornalisti di Novaya Gazeta, quotidiano del Cremlino, dopo aver raccontato delle torture e uccisioni nei confronti di persone sospettate di essere omosessuali, in Cecenia.
Ad annunciarlo è la giornalista Elena Milashina, in un'intervista rilasciata al Washington Post. I cronisti sono stati costretti all'esilio sotto le minacce di morte delle autorità russe e hanno dichiarato di volere “raggiungere luoghi sicuri”.
Dopo il reportage sulla Cecenia nella sede del giornale sono state recapitate due buste piene di polvere bianca e da allora i giornalisti avevano vissuto in un clima di terrore.
“Abbiamo pubblicato l'articolo il primo aprile e il tre aprile 15.000 religiosi ceceni hanno annunciato la jihad contro i giornalisti che si sono occupati di questa storia. Hanno detto che abbiamo infangato l'onore della Cecenia e del suo popolo dicendo che tra di loro ci sono dei gay, e che dovremmo essere perseguiti per questo. La protesta continuerà finché i giornalisti di Novaya Gazeta non saranno perseguiti”, ha raccontato Milashina in un'intervista all'HuffPost Italia. “Sono costretta a lasciare il paese. Ma continuerò a lavorare sulla Cecenia. Ho un sacco di fonti e informazioni posso continuare il lavoro così. [...] È la reazione più grande che abbiamo avuto da quando raccontiamo al Cecenia. [...] Non sono una o due persone ma un centinaia. Personalmente posso dire che le ondate di repressione in Cecenia stanno diventando sempre più grandi, sempre più aggressive”, ha aggiunto.
Ad essere torturati e uccisi nelle prigioni segrete cecene non solo persone sospettate di essere omosessuali, ma anche coloro sospettati di aver simpatia verso l'Isis o di fare abuso di stupefacenti e sgraditi al leader ceceno di Kadyrov. “Questa è una situazione che ricorda la Germania nazista. La gente che viene uccisa per via della sua razza o della sua religione. È un crimine enorme, è sta accadendo adesso in Russia- parte dell'Europa!”.
Novaya Gazeta non è nuova a minacce e intimidazioni. Anna Politovskaya, per le sue inchieste sulla Cecenia fu uccisa di fronte al suo appartamento nel 2006, stessa sorte toccò a Anastasia Baburova, assassinata nel 2009. La recente inchiesta di Novaya è stata considerata un “insulto” alla “secolare cultura cecena” e “alla dignità dei suoi uomini”.
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