Passa per la Procura l´ultimo filone d´oro dell´emergenza. La Campania esporta in Sicilia quella parte umida dei rifiuti usata anche come fertilizzante. I Comuni della provincia di Napoli chiedono all´assessore regionale Ganapini di aprirne almeno uno. Come mai non vi riescono? La domanda va a sbattere sulla lunga barba grigia da frate eremita del medico Giuseppe Papaccioli, sei mesi fa rieletto sindaco di Caivano. «Ma è tutto chiaro, è un business importante, si fa di tutto per soffocare le buone iniziative. Caivano ha un impianto di compostaggio, ma non può aprirlo. Vi hanno scaricato 4mila tonnellate di immondizia. E così l´affare del trasporto fuori regione è salvo. Il viavai di camion è la prima chiave di lettura di questo disegno criminale che provoca l´emergenza».
Si sono accesi quindi i fari su un´altra pista dello scandalo rifiuti. Un affare che rende bene, quindi se ne parlava poco. Il compost, attraverso un processo industriale, deriva da un misto di materie organiche. Da quella parte di rifiuti raccolta in mercati, grandi ristoranti, parchi. Quindi: scarti di cucina, residui di potatura, letame, liquame, foglie ed erbe falciate. Il prodotto, se bene essiccato e depurato, diventa un ottimo fertilizzante. Vale abbastanza. Ma la Campania manda questa parte umida (materie organiche) a Catania, nell´impianto di Ofelia. Non ricava nulla, ma ai suoi Comuni smaltire costa 200 euro a tonnellata. Domanda: non sarebbe meglio aprire in regione, in prossimità degli stessi Comuni, un impianto? Risponde Emanuele Burgin, libero dai patti del silenzio, vive a Bologna. È presente al convegno "Non c´è più tempo da buttare", organizzato da Giuliana di Fiore, assessore provinciale all´ambiente. Dice Burgin: «La Campania paga 200 euro a tonnellata quello che costa 58 euro. Tanto pago io, per smaltire nell´impianto bolognese di Sant´Agata». Rende quindi 142 euro in più l´odissea del compost, 55 di solo trasporto su bilici, i grandi camion con cassone unico da 30 tonnellate. La sola città di Napoli ha spedito a Catania 10mila tonnellate nel 2007, quest´anno ne prevede 25mila. Burgin, assessore provinciale a Bologna, allarga le braccia. «La Campania soffre perché tollera prezzi esagerati rispetto al Nord nel settore rifiuti. Io accettai tremila tonnellate della Campania. A 111 euro l´una più 18 di ecotassa. Per me fu un affare. Ma la Campania spende molto, molto di più. È un mercato drogato. Chiamatelo pure emergenza».
Si torna a Papaccioli, che Berlusconi in un congresso di Forza Italia ebbe il garbo di presentare come «il fratello di Bin Laden». Racconta: «Ho emesso una ordinanza per far sgombrare le tonnellate di spazzatura accanto al Cdr di Caivano, una zona di industrie agroalimentari. E ho scritto anche in Procura. Io ho l´impianto di compostaggio ma non posso metterlo in esercizio». Conclusione ironica: «Destino vuole che si vada in Sicilia». I magistrati sono quindi già informati. Sa tutto adesso anche Walter Ganapini. «C´è stato un ottimo sindaco a San Marco dei Cavoti ha una raccolta differenziata esemplare e l´impianto di Molinara vicino, ma non riesce a smaltire. Un caso limite. Gli impianti di compostaggio devono essere realizzati, ho cento milioni disponibili, Striano è il 23esimo Comune che lo richiede. Rendono oro».
Ganapini informa che ha abbandonato "Macroscopio Spa", era presidente. Cadono quindi i timori di un conflitto di interessi con le aziende che erano sue clienti. «Ho letto le rivelazioni di "Repubblica" sul grande affare dei mezzi che Fibe prende a nolo, con fatture a carico del Commissariato. Mi sono preoccupato. Ho parlato con De Gennaro e Sottile. Ho fatto un giro dei Cdr. Ho trovato certi mezzi e attrezzi sottoutilizzati. Bisogna porre freno». Ganapini in 150 giorni, fermando uno o due impianti per volta, li rimetterà tutti a norma. È il suo impegno. Come quello di farli escludere dalla gara per il prossimo gestore. Sono sette in tutta la Campania, la gara è limitata ad Acerra e alla provincia di Napoli che ha solo tre cdr: Caivano, Giugliano, Tufino.
Proprio su Acerra si sofferma Guido Viale, economista dell´ambiente, anche lui ieri al convegno dell´assessore Di Fiore: «Una operazione di lobby vuol far passare come causa dell´emergenza l´opposizione all´inceneritore di Acerra. Chi ha tentato di porre veti e rinvii. È falso. Tutto nasce con una gara sbagliata, che ha premiato un´offerta di un privato così bassa da essere fuori mercato, poi al privato si sono date le chiavi di tutto il ciclo di smaltimento in Campania». Evidente la frecciata a quei politici come Antonio Bassolino che fanno ricadere il ritardo di Acerra sulla strategia di veti e rinvii degli ambientalisti. Viale invece ricorda che aver ribaltato gli oneri di Fibe in vantaggi per Fibe con una ordinanza che è alla base del primo processo rifiuti, «ha consentito di mettere le ecoballe come garanzie per le esposizioni con le banche, fino all´intervento della magistratura». Il tesoretto delle ecoballe. Ganapini spera di poterle smaltire nel giro di cinque anni. Il Commissariato accumula intanto conti gonfiati e debiti. Supera il miliardo di euro. Tra appalti, trasporti, consulenze da pagare. Benedetta emergenza. E adesso aggiungete anche la rotta siciliana del compost.