L’emergenza abitativa è una delle annose questioni irrisolte della città di Palermo. Proprio ieri l’ennesimo tragico caso, che ha coinvolto una famiglia disagiata che ha occupato abusivamente una casa in via Sadat, che stava per essere sgomberata nonostante un figlio di soli 15 anni gravemente malato di tumore. In molti, dalla famiglia alle associazioni che si battono per i senza casa, hanno accusato il Comune di essere “assente” e di aver “abbandonato” questo nucleo familiare.
Palermomania.it ha incontrato l’assessore comunale alla Cittadinanza sociale, Agnese Ciulla, chiedendogli cosa intende fare l’amministrazione nei confronti di questa famiglia.
«Lo sgombero nei confronti di questa famiglia è stato prorogato di un mese. La responsabile del servizio sociale ha scritto all’assistente sociale del territorio per convocare la famiglia immediatamente e nell’arco di questo mese si troverà una soluzione alternativa all’attuale occupazione».
Da quando lei è assessore è mai accaduto che è stata cambiata destinazione d’uso di appartamenti che sono stati confiscati alla mafia? E quali sono i criteri che fanno sì che un’abitazione possa essere utilizzata per i fini dell’emergenza abitativa?
«Noi abbiamo delle indicazioni per cui alcuni appartamenti non possono essere utilizzati per l’emergenza abitativa, ma per maggiori dettagli può sicuramente rispondere meglio l’assessore ai beni confiscati».
Le questioni non girano soltanto attorno ai problemi legati alle famiglie senza fissa dimora e in quest’ultimi giorni si è tanto parlato delle unioni civili. Quale è il suo pensiero a riguardo?
«Dal mio punto di vista, in quanto amministratore, faccio l’interesse di tutti i cittadini e ritengo che sia da rispettare il diritto di tutti a potere avere dei figli avendone riconosciuti i diritti a prescindere dal tipo di coppia. Credo che la cosa più importante sia quello che si trasmette ai figli e non chi lo trasmette. È l’amore che fa la differenza. Il problema è di come la comunità sente e riconosce il diritto di un bambino a essere amato».
Anche la questione degli immigrati è diventata molto seria in quanto le nostre città sono occupate da queste persone che spesso vagano disperatamente chiedendo varie forme di aiuto. Cosa possiamo garantire a questi immigrati che vengono qui sperando in un futuro migliore?
«L’accoglienza e l’apertura delle frontiere. Se chiudi le frontiere non puoi innescare la relazione, ma si innescano i conflitti. Il sindaco parla spesso della Carta di Palermo, in cui si spiega che se veramente si vuole parlare di sicurezza, di sviluppo della comunità, di facilitare la crescita, dobbiamo parlare del diritto della persona di scegliere dove vivere, perché se oggi creo le migliori condizioni per l’accoglienza e la mobilità nel mondo, ognuno si sentirà appartenente a quel territorio e lo difenderà».
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