Quanto costa oggi viaggiare? Dipende dallo scopo, viaggio di piacere, di lavoro, ma anche chi torna a casa per le ferie tanto attese. Quest’ultima categoria è quella che soffre di più i costi per rientrare a casa, soprattutto se dal Nord si torna al Sud. Infatti un biglietto da Milano per la Sicilia, ad esempio Palermo, può costare anche 200 euro. Un sacrificio notevole che costringe una buona parte a dover rinunciare a tornare a casa e riabbracciare i propri cari perché non riescono a sostenere questi costi, considerato che il tenore della vita al Nord è notevolmente più caro.
Commentano il fatto Pino Falzea e Gianfranco Salmeri di CapitaleMessina: “Se un siciliano, lavoratore o studente, per esempio, vorrà tornare a casa ad agosto, partendo da Milano ed atterrando a Catania -sottolinea CapitaleMessina-, dovrà pagare 250 euro; se invece sempre da Milano deciderà di andare a Londra, gli costerà solo 68 euro”.
Questo è diventato un vero e proprio problema, il “caro voli” è insostenibile, sia per i cittadini siciliani, che per il sistema economico dell’Isola, per questo urge trovare soluzioni.
In Sardegna, ad esempio, grazie al riconoscimento del diritto alla “continuità territoriale”, il Governo ha emanato un bando europeo per le compagnie aeree, con l’obiettivo di rivedere le tariffe. Verranno, infatti, garantiti 5 milioni di posti a tariffe bloccate per i residenti e con costi accessibili per i non residenti.
Ma in Sicilia l’attuazione di questo bando continua ad essere un’idea lontana.
“In Sicilia – continua CapitaleMessina - la “continuità territoriale” che, ricordiamo è uno strumento legislativo europeo che ha lo scopo di garantire i servizi di mobilità, per via aerea o marittima, agli abitanti in regioni disagiate, si applica già ai collegamenti con le isole di Lampedusa e Pantelleria. Ma si dibatte da tempo di estenderlo a tutto il territorio regionale, in considerazione del deficit di collegamenti infrastrutturali via terra”.
CapitaleMessina poi ricorda tutte le chiacchiere dei vari politici in merito alla questione. Il 28 aprile 2016 l’allora presidente del Consiglio Renzi dichiarò: “sulla continuità territoriale in Sicilia ci stiamo lavorando”. Il ministro Delrio il 19 luglio 2017, in seguito ad interrogazione parlamentare del deputato Saverio Romano, ha affermato che “l’attenzione del Ministero per le esigenze della continuità territoriale siciliana è costante … e il Ministero è in costante dialogo con la Comunità europea, appunto, anche per sfruttare tutte le opportunità in termini di regimi di aiuti di Stato..”
A tal proposito il 27 giugno 2016 la Commissione europea rispondendo ad una interrogazione sull’argomento, si dichiarò “consapevole della necessità di assicurare un’adeguata connettività nell’UE, in particolare con e dalle regioni remote, come ad esempio le isole” chiarendo che “se le autorità italiane ritenessero che il mercato non soddisfa appieno i bisogni di connettività dell’Italia su certe tratte, anche per quanto concerne i prezzi, esse avrebbero la possibilità di imporre oneri di servizio pubblico (OSP) su tali tratte” e puntualizzando che “la Commissione non ha ricevuto di recente nessuna nuova proposta o modifica di OSP da parte delle autorità italiane. Un sostegno ai trasporti delle regioni remote, isole comprese, può essere erogato anche in forma di aiuti a carattere sociale, ma la Commissione non ha ricevuto nessuna notifica di tali programmi”.
“E da allora -dice il movimento politico messinese- non siamo a conoscenza di iniziative concrete del Governo sul tema della continuità territoriale in Sicilia, eccetto quelle relative alle isole minori. Ma si può ancora accettare che i siciliani sopportino questa forte limitazione al diritto di mobilità? In assenza di collegamenti stradali e ferroviari degni di un paese civile e senza Ponte, per coloro che si muovono da e verso le altre regioni l’unica scelta di trasporto è l’aereo e con costi spesso insostenibili“.
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