Il teatro Politeama Garibaldi, ubicato nella piazza omonima, è per importanza il secondo Teatro di Palermo, dopo il Teatro Massimo. Questo monumentale edificio, la cui costruzione ebbe inizio nel 1865, sorge su un’area di 4800 metri quadrati ed è in stile neoclassico pompeiano. Progettato dall’architetto capuano Giuseppe Damiani Almeyda, professore di architettura nell’Ateneo di Palermo, si ispira nelle sue strutture alle classiche architetture di Solunto, Siracusa e Agrigento, mentre per quanto riguarda le decorazioni interne ed esterne, opera dei palermitani Enea, Lentini, Cavallari, Padovani, Giarrizzo, e Giannone, riflette i motivi ornamentali a stucco policromo degli edifici di Pompei e di Ercolano. La curvilinea forma dell’edificio, raccordata sul prospetto all’arco di trionfo, è una genialissima creazione architettonica, vivace, snella ed elegante, costituita da un portico al piano terra, formato da una successione di colonne doriche, che ripete al primo piano un simmetrico portico costituito da una sequenza di snelle colonne ioniche.
Inaugurato nel 1874 con la denominazione di Politeama Municipale, venne chiamato nel 1882 Politeama Garibaldi in memoria di Giuseppe Garibaldi, morto appunto in quell’anno ed eletto in seguito cittadino onorario di Palermo.
Sull’arco di trionfo che prospetta sulla piazza politeama, è collocata una bellissima quadriga in bronzo, opera di Mario Rutelli, guidata da due mitologici personaggi, Apollo ed Euterpe, fiancheggiata da due focosi cavalli con due cavalieri in arcione, rappresentanti i Giochi olimpici. Al centro della Hall del teatro si trova una raffinata statua in marmo scolpita da Amleto Cataldi e rappresentante la “Danzatrice velata”; nell’antistante villetta si trova sulla destra la statua bronza di “David” di Antonio Ugo e sulla sinistra quella in marmo della “Silfide” di Benedetto De Lisi junior; sotto il portico di sinistra si trova tra due colonne doriche una pregevole statua scolpita da Valerio Villareale e rappresentante la “Baccante”, mentre sotto il portico di destra si trova su un alto piedistallo il busto marmoreo di Giuseppe Damiani Almeyda, scolpito da Antonio Ugo. Ispirato all’antico teatro classico e provvisto di càvee, è stato successivamente trasformato in teatro moderno, con l’aggiunta di palchetti culminanti nel loggione con colonne in ghisa, le quali sostengono il complesso sistema del tetto metallico, che copre tutta la sala dell’edificio. Questa copertura costituisce una delle più grandi realizzazioni tecniche del valido architetto che, affiancandosi ai maggiori rappresentanti dell’architettura d’avanguardia del suo tempo, incorporò nelle membrature della prestigiosa costruzione il ferro e il vetro, pervenendo ad una decisiva svolta dell’architettura moderna, che arricchì notevolmente la produzione artistica siciliana di nuovi moduli e di nuove possibilità tecniche, non inferiori a quelli dei maggiori paesi europei.
Il Teatro Politeama Garibaldi, costruito per la rappresentazione di spettacoli di vario genere, inerenti il cinema, la prosa, la lirica, il circo equestre, la rivista e il varietà, ha sostituito egregiamente in questi ultimi anni il glorioso Teatro Massimo, da molti anni inagibile e in stato di completo abbandono, anche se da lungo tempo sono stati programmati, e mai portati a termine, i lavori per il suo restauro.
E’ utile ricordare che per iniziativa di Empedocle Restivo fu fondata nel 1906, nelle ampie sale annesse al Teatro Politeama, la Civica Galleria d’Arte Moderna, che custodisce importanti opere di scultura e di pittura di artisti dell’Ottocento e del Novecento.
Il Palchetto per la Musica di piazza Castelnuovo
Nella primavera del 1873 il sindaco di Palermo, Domenico Peranni, incaricò l’ufficio tecnico del Comune di redigere un progetto per la copertura lignea del “Teatrino scoperto per la Musica”, ubicato nella zona occidentale della Piazza Castelnuovo.
Il suddetto progetto, redatto dall’ingegnere Marcantonio Fichera e somigliante ad un tipo di casetta svizzera, con pilastri poligonali e con timpani e frontoni a giorno, per la cui realizzazione era prevista una somma di ventitremila lire, suscitò la perplessità dello scultore Salvatore Valenti, il quale, temendo che la prevista copertura in legno sarebbe stata facile preda per le fiamme, ed anche per lasciare un vivo e tangibile ricordo di sé in quel luogo importante e centrale della sua città natale, propose al Comune di realizzarlo in marmo per la stessa cifra prevista dal progetto iniziale, impegnandosi ad integrare a proprie spese il maggior costo che la migliore realizzazione dell’opera avrebbe comportato. Tale atto di generosità costò al Valenti il personale sacrificio di oltre sessantamila lire, un’ingentissima somma sottratta alla famiglia del nobile artista e donata con altissimo senso civico alla città di Palermo.
Il raffinatissimo “Palchetto”, nella cui sobria e pura bellezza architettonica il Valenti seppe magistralmente amalgamare in un felice connubio motivi classici e rinascimentali, fu solennemente inaugurato il 22 agosto 1875 dal sindaco della città, Emanuele Notarbartolo, mentre in seguito, quasi per costruire una degna cornice all’opera e un dovuto omaggio al suo autore, furono collocate nelle immediate adiacenze della villetta alcune pregevoli sculture bronzee create dai migliori artisti palermitani dell’epoca. Queste sculture rappresentano da sinistra verso destra l’allegoria del “Lavoro” di Benedetto Civiletti, i “Senza Tetto” di Pasquale Civiletti, l’allegoria della “Navigazione” di Mario Rutelli, “Le confidenze” di Benedetto De Lisi, “Il piccolo falciatore” di Antonio Ugo, mentre alti e ombreggianti alberi di palme completano e rendono più suggestivo l’ambiente circostante.
Il Palchetto per la Musica, costruito su un ampio basamento marmoreo, delimitato da un’artistica ed elegante balaustrata ed accessibile tramite due ampie scale laterali, è costituito da venti agili colonne corinzie rudentate, sormontate da elegantissimi capitelli dello stesso ordine architettonico, sorreggenti da una trabeazione leggiadramente decorata da un fregio continuo a palmette, intervallato negli angoli e nei vertici dei due frontoni aggettanti, da alti acroteri anch’essi a forma di palmette.
Destinato a concerti bandistici, esposizioni e celebrazioni di Messe in occasione di importanti feste religiose, il “Palchetto”, rimasto per lungo tempo in uno stato di completo abbandono è stato recentemente restaurato per iniziativa del Comune, ma, inspiegabilmente, non ospita più i concerti della banda musicale municipale, tanto graditi dalla cittadinanza palermitana.
Fonte: redazione palermomania.it
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