“Ogni scrittore presenta sempre due personalità, quella dell’uomo comune alla prese con la vita concreta e quella estranea da tutto e tutti per inseguire un mondo creativo che porta all'elevazione e alla "poesia", talvolta tormentata poesia. Non sempre però queste due personalità si incontrano”.
Con questa premessa si è aperto l'incontro culturale dedicato al prof. Elio Giunta durante il quale hanno preso vita le sue opere e, in modo particolare, il libro “La terra e il tempo dell’anima”, una raccolta di racconti e poesie più significativi dell'esperienza umana del Professore, le cui copie sono state omaggiate dalla direttrice editoriale di Palermomania.it, Marina De Luca, che di lui ha una stima immensa e una grande e profonda amicizia, che accarezza l'anima nei momenti più bui e intensi, dove i pensieri e le emozioni assurgono a nuovi lidi di pensiero.
L’incontro si è tenuto nell’ambito dell’iniziativa ''Spazio Cultura'' presso la libreria Macaione di via Marchese di Villabianca, 102, a discutere e commentare con il professore Giunta, Francesca Luzzio, poetessa, scrittrice e critico letterario.
In un'atmosfera familiare, ma intrisa di cultura, di profumo di carta illustrata, di parole ricercate ed evocate con significati veri, amici e parenti si sono incontrati per commentare la figura dell’intellettuale, sicuramente ben rappresentata dal nobiluomo prof. Elio Giunta. Grandi e anche piccini, giovani e meno giovani, tutti affascinati e attenti alle parole del Professore, e non di un professore qualunque. Una figura di altri tempi, in grado di attualizzare l’arte ai giorni nostri, in un’epoca che soffre per la mancanza di veri intellettuali, e che è in grado di sfornare solo blogger e social media manager. Ed è anche per tale ragione che sta crescendo il vuoto intellettuale.
Ci piace concludere questa breve celebrazione con le stesse parole del prof. Elio Giunta.
Dall’intervista a spazio cultura del 22.6
Cosa fu l’attività del Centro Pitrè?
"Tra gli anni 70 e 90 al Centro di cultura palermitano, intitolato all’etnologo Pitrè, si è svolta un’intensa attività di confronti e scambi con l’intento d’intervenire nel dibattito culturale in atto nel paese, superando quindi gl’intenti localistici. Si ebbe la partecipazione di protagonisti di primo piano della letteratura del tempo e si ebbe la presidenza onoraria del celebre Mario Luzi. Di tale attività fui il promotore, quale segretario responsabile delle attività del Centro in quegli anni. Notevole resta pure l’aver promosso da lì una linea letteraria mediterranea per la poesia, come in alternativa alla linea lombarda".
La vecchiaia è un impedimento alla creatività?
"Non sempre. Comunque la vecchiaia comporta maggiore consapevolezza e più ricerca del senso della vita, sicché si fa più prosa; e la propria poesia, come le proprie passioni, si guardano come residui rimasti nel campo dopo la lotta e la sconfitta".
L’impegno nel tempo e la funzione della letteratura.
"E’ importante anzitutto conoscere ciò che caratterizza il tempo, il nostro tempo. Si trova che oggi la nostra epoca vive di assenza totale di pensiero o di acquiescenza alla sua crisi, nonché di assoluta svalutazione del valore dell’individuo. Tecnologia e mercato hanno del tutto assoggettato l’uomo, l’hanno ridotto al loro servizio. Contro questa situazione l’intellettuale, che non può e non deve essere organico come una volta, resta unica risorsa di salvezza, purché sia colui che cerca dove altri non cercano, che si distingua per anticonformismo. A prezzo anche di solitudine".
Perché nella letteratura vige di solito un senso di precarietà, di malinconia?
"Perché il creare nasce dall’io che sempre insegue una meta che continuamente si allontana; e perché noi tutti avvertiamo di ambire al compiuto, siamo fatti per l’armonia e invece registriamo continuamente il trionfo del disorganico, dell’impossibilità del definito, dell’inappagante. Oltretutto chi crea poesia o comunque arte, ambisce al duraturo ma deve fare i conti con il limite. Come si fa a soffrire senza malinconia l’enorme sproporzione tra la poca vita che ci tocca e l’infinito che sarà dopo? E’ logico dunque aspirare alla fama o rivolgersi piuttosto alla pacificazione che può dare ciò che è divino? Chi sa".
Quale ideologia, quali criteri nella sua creatività?
"Anzitutto la dimensione creativa richiede, per quanto mi riguarda, un sentirsi come misteriosamente altrove, con un proprio mondo di cose e personaggi. Ma l’operazione creativa resta poi in fondo un restituire la realtà, viva e credibile, passata al filtro della propria inventività e delle proprie sollecitazioni interiori.
Importante è poi che lo scrittore costituisca e si senta soprattutto una presenza nel tempo e nel luogo in cui vive. E, se accade, pratichi, come detto, il necessario anticonformismo. Io che vivo a Palermo ho da sempre dovuto combattere il localismo. Ricordo che già nel 2010 in una conferenza a Milano denunciavo il sicilianismo, cioè quell’insistere sul quadro delle tradizioni ancestrali e le lagne realistico-ironiche che costituiscono affare per una certa letteratura che campa sul compiacimento dell’arretratezza sterile e volgare, come nelle scene di Camilleri e in film come Baaria. Mentre “finalmente la Sicilia ha bisogno di innovazione e di futuro, attingendo ad una dimensione culturale europea, contro quei realismi che nulla vogliono comprendere della complessità della vita interiore dell’uomo e del suo destino. La mia visione antilocalistica rivolta al mondo, purtroppo non trova facile spazio né in Sicilia né dove si è avvezzi a celebrare la Sicilia e i suoi autori secondo un solito cliché.” Queste cose dicevo a Milano -il testo è stato poi pubblicato- molti anni fa. Queste cose ripeto qui oggi e le lascio come un messaggio conclusivo".
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