Nel cuore del centro storico di Palermo, nonché in un sito Unesco, proprio a fianco del Teatro Bellini e della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (nota come la Martorana) sorge un delizioso gioiello dell’architettura dell’800 il cui nome è poi lo stesso della Piazza: Palazzo Bellini.
La struttura, nel corso del 2015, è stata oggetto di restauro, e nel suo svolgimento dell’attività di tutela, la Soprintendenza ai beni culturali ha rinvenuto e reso note delle straordinarie scoperte archeologiche, grazie anche alla collaborazione dei proprietari, che sono dei privati.
Le prime ipotesi, poi rivelatesi corrette, si basarono su una ricostruzione prettamente archeologica del sito che, trovandosi sul lato orientale della città punica che si affacciava sul mare, potesse conservare resti e testimonianze delle epoche precedenti. La prova che conferma tale teoria la spiega il ritrovamento nella parte più profonda del palazzo di un sistema di “strutture murarie” possibilmente facenti parte delle mura di fortezza della città punica, poiché passavano su questo asse, dato che è ulteriormente confermato dalla presenza di un altro frammento nella vicina via degli Schioppettieri, all’interno del complesso di Santa Caterina.
Spostandoci invece nell’adiacente chiesa della Martorana, nella piccola chiostrina interna, è stato rinvenuto un frammento di iscrizione in greco che risulta appartenere alla lapide sepolcrale di Irene, moglie di Giorgio di Antiochia, importante personaggio della corte normanna di Ruggiero II, a cui si deve proprio la costruzione della Chiesa della Martorana. Una scoperta questa di straordinaria importanza poiché l’esistenza della lapide si conosceva solo tramite i testi tramandati dall’età normanna e da alcune testimonianze.
Un altro di questi frammenti è stato rintracciato ad esempio presso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis e non si esclude la possibilità che altri ancora possano ritrovarsi se si insisterà con le ricerche. Vi è infatti un terzo frammento, al momento introvabile, che si conosce solo per fotografia e che sembra anch’esso legato alla sepoltura della moglie dell’Ammiraglio Giorgio, Irene. La speranza è di ritrovarli tutti affinché possano ricostruirsi come furono lasciati allora.
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