Scrivere in un libro di testo per la scuola che la Sicilia è “una regione condizionata dalla mafia e che riceve più di quanto produce” non è diffamatorio. A stabilirlo è una sentenza della Cassazione che assolve così la casa editrice “Principato” che aveva pubblicato un testo di geografia per le scuole medie inferiori contenente alcune frasi che avevano fatto indignare la Regione Siciliana, tanto da presentare un ricorso e chiedere un risarcimento danni.
In primo grado la casa editrice era stata condannata a un risarcimento di 50mila euro, ma per la Suprema Corte il volume “Geo Italia, le regioni” non avrebbe commesso alcun reato, rifacendosi al diritto di libertà di insegnamento garantito dall’articolo 33 della Costituzione italiana.
Le frasi oggetto del ricorso erano le seguenti: «Il potere mafioso ha stabilito sull’isola un clima di violenza che avvelena i rapporti tra la gente, dissangua ogni attività economica e impedisce di governare per il bene della collettività». E ancora: «Periferie anonime, talvolta persino prive delle fognature, sono cresciute in condizioni di massimo degrado sociale; abbandonati a se stessi, questi quartieri sono diventati inferni urbani, dove la criminalità non ha freno». Oppure: «L’economia si basa sull’assistenza dello Stato, sotto forma di sovvenzioni di opere pubbliche e pagamento di pensioni; la spesa pubblica però, più che dare impulso produttivo, ha alimentato un intreccio di corruzione tra forze politiche e criminalità».
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