Colore, fantasia, battute ironiche e foto di gruppo di personaggi sorridenti con cartelli in mano nei centri storici. E’ la nuova formula conclusionale di una campagna elettorale, a Palermo e per la Sicilia, già per tanti aspetti confusa, con cui si vuole uscire dal classico clima politico di schermaglie personali, per sconfinare su quello che potrebbe definirsi una sceneggiata ironica, che sarà di breve durata, fino al 5 novembre.
Siamo alla fine di ogni ragionevole dubbio su come la campagna elettorale è andata avanti. Niente più dubbi ora, la politica dell’ultimo momento smette di indossare i vestiti eleganti per presentarsi con quelli dell’uomo comune, che se ne va per i centri storici distribuendo abbracci e sorrisi, che cerca si nutrirsi dell’ironia palermitana perché di questa ironia non deve essere secondo a nessuno.
Qualcuno, al centro storico, che vende frutta e verdura, risponde all’abbraccio e al sorriso con la lamentela nel cuore: “Qui gli affari vanno male - dice – da quando ci sono le zone limitate al traffico. La gente non viene più volentieri a fare gli acquisti”.
Che rispondere, se ci si abbraccia e si scambiano sorrisi di compiacimento? Nulla, basta una foto e un sorriso per tranquillizzare sul problema reale dei commercianti e venditori ai banconi. Altri sono i casi cui si deve pensare, alla grande impresa elettorale mozzafiato ora mascherata dall’ironia divertente; e ancora una volta, la realtà del malcontento dei cittadini ( che rispetteranno comunque, e come è giusto, il loro diritto di voto) è tenuta nel grigiore generale, perché l’ironia, capace di alleggerire gli umori pessimistici, vuole la politica rilassata nel clima idilliaco.
Le schermaglie personali politiche, tra matrimoni e non matrimoni, tra nordisti e sudisti, meglio lasciarle, in ossequio allo spirito ironico, nel segreto (ma non troppo, perché alla fine le notizie circolano), in quanto destinati ad altri palcoscenici che non siano quelli della piazza, dove la discussione è più vivace e divertente: la comunicazione via internet, o con i post in alcune pagine personali di esponenti della corsa al governo regionale, parte dell’informazione giornalistica siciliana che se la gode un mondo per come l’ironia sia in cerca, in questi ultimi giorni, di nuovi spazi di gratuito consenso popolare, usando la formula più facile da applicare: foto, abbracci e sorrisi, tanto per non dispiacere nessuno e per dimenticarsi, in questo momento che si vuole far apparire idilliaco, della tensione che prende il corpo e la mente per l’attesa del vicino giorno del voto.
Dei problemi della città, dei suoi abitanti (non solo dei residenti e commercianti dei centri storici ) e della Sicilia se ne è discusso, in verità, poco o niente. Solo battute generiche, non specifiche relative ai programmi del dopo nuovo governo regionale: la bella Sicilia deve guardare a un nuovo sviluppo economico; i siciliani meritano una migliore vita socio-economica.
Vero, ma con quali programmi attuativi?
Siamo alla corsa finale, ma la domanda rimane in sospeso. Interessa, al momento, la guida della Regione Siciliana (ambita a destra e a manca) con il dubbio, però, su come sarà il domani. Su questo punto, è l’unico dubbio che rimane e che tormenta i siciliani, mentre dal Nord arrivano segnali inquietanti su eventuali e probabili referendum di autonomia, ventilati da parte di Fi-Lega Nord, in tutte le regioni italiane, Sicilia compresa, sulla scia dell’indipendentismo della Catalogna, seppure diverso e non contro l’unità della Repubblica, senza violare i principi costituzionali di coordinamento unitario e di solidarietà, e non contro l’Europa, affermano, nonostante allusioni che sembrano ambigue sulle condizioni dei “principi particolari di autonomia”, allorché l’obiettivo che si vorrebbe raggiungere è quello di spostare le competenze di 11 materie dal centro alle sedi regionali. C’è ironia anche in questo, o è propaganda pretestuosa per le politiche elettorali del 2018?