Ricorre oggi, 19 luglio 2021, il triste anniversario della strage di via D’Amelio nel quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. L'attentato seguì soltanto di due mesi la strage di Capaci, in cui fu ucciso il giudice Giovanni Falcone, segnando uno dei momenti più tragici nella lotta alla mafia. Eventi che hanno cambiato profondamente e per sempre la storia dell’Italia e che ogni giorno noi palermitani ricordiamo con estrema amarezza.
A partire dalle 9 e fino alle 13, davanti all'Albero della Pace, ci sarà la "Mattinata dedicata al mondo della scuola", a cura del Centro studi Paolo e Rita Borsellino. Alle 10.30 il presidio Scorta per la Memoria. Alle 14.45 "I Sopravvissuti: scorta è memoria", con interventi dal palco di membri delle scorte sopravvissuti alle stragi degli anni '90 e non solo. Alle 16 ci saranno gli interventi dei familiari delle vittime della strage di Via D'Amelio e dei familiari di vittime di mafia.
Alle ore 16.58, ora della strage, il tradizionale minuto di silenzio a cui seguiranno altri interventi dei familiari delle vittime della strage di Via D'Amelio e dei familiari di vittime di mafia. Poi, alle 17.45 un incontro sul tema "Sistemi criminali e depistaggi", con i magistrati Sebastiano Ardita, Roberto Scarpinato, Giovanni Spinosa e l'avvocato Fabio Repici. Modera il giornalista Paolo Borrometi.
Nel pomeriggio il sindaco Leoluca Orlando conferirà la cittadinanza onoraria alla polizia di Stato indicata come "simbolo di unione tra la città di Palermo e coloro che con professionalità difendono e hanno difeso i valori della giustizia, della legalità e della libertà, anche con il sacrificio della vita". Il riconoscimento sarà consegnato al capo della polizia Lamberto Giannini.
Poi, tornando in via D'Amelio, alle 21 saranno inaugurate le luci tricolore sull'Albero della Pace alla presenza del sindaco Leoluca Orlando. Alle 21.20 "Our Voice": rappresentazione artistica di con due monologhi coreografati. E alle 21.40 Aut Aut in "Brucia la terra" racconti di mafia: dal golpe di Corleone ai giorni nostri. Un'utopia di verita'". Infine, alle 22.45 proiezione del documentario d'inchiesta "Uno bianca - Mirare allo Stato", a cura di Roberto Guglielmi ed Enza Negroni con gli studenti del Corso Doc del Liceo Laura Bassi di Bologna.
Per il venticinquesimo anno consecutivo si svolgerà questa sera, alla 20, la tradizionale fiaccolata in memoria delle vittime della strage di via D’Amelio, nel 29° anniversario. La fiaccolata è organizzata dal “Forum 19 Luglio”, cartello che raggruppa trasversalmente associazioni, movimenti ed istituzioni, e “Comunità ‘92”, coordinamento che unisce le varie anime della destra siciliana ideatrici della manifestazione. Come lo scorso anno, la Fiaccolata sarà statica e si svolgerà direttamente in via D’Amelio a partire dalle ore 20. Prima della consueta deposizione del tricolore, in programma alcuni momenti di ricordo all’insegna della cultura: l’attore Salvo Piparo reciterà due suoi scritti (“Il Cunto di Santino” sulla strage di Capaci e “Lettera di un palermitano a Paolo Borsellino”), mentre il gruppo “I Quattro Passi” (con la partecipazione straordinaria del maestro Massimo Barrale) suonerà alcuni pezzi tra cui l’inno nazionale.
Nel corso della serata, sarà trasmesso l’audio inedito di Borsellino, ritrovato negli archivi dell’Isspe che sarà diffuso dal Centro Studi “Dino Grammatico”, di un convegno tenutosi nel gennaio 1989 nel quale il magistrato parla di lotta alla mafia.
Chi era Paolo Borsellino, quest’uomo che ha dedicato tutta la vita alla lotta alla mafia? Ripercorriamo insieme la sua vita.
Il giudice Paolo Borsellino nacque a Palermo il 19 gennaio del 1940. Dopo avere frequentato il Liceo classico "Meli" si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Palermo, dove si laureò all'età di appena 22 anni, con 110 e lode. Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studiò per superare il concorso in magistratura. E ci riuscì nel 1963.
Fare il magistrato a Palermo non è una professione qualunque. L’amore per la sua terra, per la giustizia gli diedero sin da subito quella spinta interiore che lo portò a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia. Nel 1975 Borsellino venne trasferito al tribunale di Palermo e a luglio entrò all’Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavorò alla prima indagine sulla mafia e da questo momento cominciò il suo impegno senza sosta per sconfiggere l’organizzazione mafiosa. Nel 1980 arrivò l’arresto dei primi sei mafiosi. Nello stesso anno però il capitano viene ucciso in un agguato. Per la famiglia Borsellino arrivò così il momento della prima scorta.
Il Pool di cui entrò a far parte comprendeva quattro magistrati. Falcone, Borsellino e Barrile lavorarono uno a fianco all’altro, sotto la guida di Rocco Chinnici. Borsellino cominciò a promuovere e a partecipare ai dibattiti nelle scuole, parlando ai giovani nelle feste giovanili di piazza, alle tavole rotonde per spiegare e per sconfiggere una volta per sempre la cultura mafiosa.
Poi il dramma. Il 4 agosto 1983 venne ucciso il giudice Rocco Chinnici con un’autobomba. Il "capo" del pool, il punto di riferimento, venne a mancare e si ebbe l’impressione che la mafia avesse ben compreso lo spirito ed il nuovo modo di lavorare dei giudici siciliani. Nel 1984 venne arrestato Vito Ciancimino e si pentì Buscetta. Il ruolo di Borsellino fu fondamentale.
Cominciò così la preparazione del Maxiprocesso: Falcone e Borsellino vennero immediatamente trasferiti all’Asinara per concludere le memorie, predisporre gli atti senza correre ulteriori rischi.
Il 19 dicembre 1986 Paolo Borsellino prese servizio a Marsala dove per cinque anni guidò una delle Procure più impegnate sul fronte della lotta alla criminalità organizzata.
Ma il clima cominciò a cambiare. Il fronte unico che aveva portato a grandi vittorie della magistratura siciliana e che aveva visto l’opinione pubblica avvicinarsi agli uomini in prima linea e stringersi intorno a loro, cominciò a cedere.
Borsellino scese spesso in campo per cominciare una vera e propria guerra, parlando ovunque di cosa stesse accadendo alla procura di Palermo; sui giornali, in televisione nei convegni.
Cominciarono poi a parlare i pentiti e le indagini su connessioni tra mafia e politica presero forma. Da questo momento gli attacchi a Borsellino diventarono forti ed incessanti.
Intanto a Roma venne finalmente istituita la superprocura e aperte le candidature; Falcone fu il numero uno. Nel Maggio 1992 finalmente Falcone raggiunse i numeri necessari per vincere l’elezione a superprocuratore. Ma proprio il giorno dopo Falcone venne ucciso insieme alla moglie, a Capaci.
A Borsellino venne chiesto di prendere il posto di Falcone nella candidatura alla superprocura, ma lui rifiutò, sebbene consapevole che quella fosse l’unica maniera per condurre in prima persona le indagini sulla strage di Capaci. Ma quel giorno maledetto purtroppo arrivò anche per lui.
Era il 19 luglio del 1992: Borsellino si recò nella casa del mare, a Villagrazia, con la scorta. Dopo pranzo tornò a Palermo per accompagnare la mamma dal medico e con l’esplosione dell’autobomba sotto la casa, in via D’Amelio, muorì con tutta la scorta.
Questa la vita straordinario di un uomo che come Falcone ha assolto a uno dei compiti più difficili: quello di combattere la mafia. Sono trascorsi 19 anni, ma nessuno potrà mai dimenticare quanto è accaduto a Palermo. In molti ancora ricordano la fragorosa esplosione di via D’Amelio e la nube di fumo che si alzò nera nel cielo. Subito si capì che si era trattato di un attentato mafioso. E subito si immagino che la vittima poteva essere lui stavolta. Borsellino stesso aveva spesso parlato della morta durante la sua vita, forse perché la sentiva così vicina, forse perché capiva che anche lui correva il rischio di essere vittima di chi lo voleva morto. Queste le parole che una volta pronunciò:
"Non sono né un eroe né un kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell’aldilà. Ma l’importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento...Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno".
Ogni anno i palermitani, e non soltanto loro, ricordano il giudice Borsellino con manifestazioni e cortei. Poche settimane fa la città si è alzata all’impiedi per gridare il nome di Giovanni Falcone; adesso si farà lo stesso per Paolo Borsellino. Tantissimi giovani hanno partecipato e parteciperanno alle manifestazioni , proprio quei giovani a cui il giudice era tanto legato e a cui si rivolgeva spesso. Perché proprio tra loro si dovrebbe cominciare a diffondere una cultura del giusto, della legalità e dell’antimafia.
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