Corse clandestine, scommesse illegali, macellazione abusiva.
Le associazioni animaliste ribadiscono con forza il proprio “no” a un circolo al di sopra di ogni legge, che non conosce regole né tantomeno umanità. E ciò sarebbe soltanto la cornice di un quadro ampio, dove sono proprio gli animali a pagarne le spese. Proprio come le ha pagate il cavallo trovato lunedì, senza vita, sul marciapiede vicino alla cittadella universitaria di Palermo: sarebbe stato lasciato agonizzante sull’asfalto, probabilmente in seguito ad una di quelle gare. Un incidente, poi il sangue e l’abbandono. La carcassa è così rimasta in via Ernesto Basile per l’intera giornata e ancora oggi si trova lì, circoscritta da un nastro rosso e bianco.
A pochi metri da lei, i resti di un calesse, a bordo del quale ci sarebbe stato uno dei numerosi fantini improvvisati. Sul posto sono arrivati i poliziotti, i carabinieri e la polizia municipale per effettuare tutti i rilievi e risalire ai responsabili. Ma le associazioni animaliste dicono di essere stanche di aspettare, di restare ad osservare. Per questo quella a cui hanno dato vita è una vera e propria mobilitazione, che da Facebook viaggia in queste ore su canali ancora più concreti, fino ad arrivare alla piazza. «Scendiamo tutti in strada per gridare giustizia al povero cavallo morto domenica 23 marzo e a tutti quelli morti in precedenza e che continueranno a morire per queste maledette corse clandestine se non facciamo qualcosa».
Ad annunciare il sit-in davanti all’ingresso della cittadella universitaria previsto per il 16 aprile, sono i rappresentanti della Lida, la Lega Italiana in Difesa degli Animali: un appello a cui stanno garantendo la propria partecipazione altre associazioni che hanno una sede a Palermo, ma anche comuni cittadini, che tramite il social network manifestano il proprio dissenso.
Tra quelle righe si legge dispiacere, rabbia e senso di impotenza di fronte a un fenomeno dilagante «verso il quale le forze dell’ordine intervengono troppo raramente», dice Tiziana Terzo, animalista. «Dal mercato abusivo dei cardellini a Ballarò, fino alle corse clandestine, sarebbe necessario un monitoraggio più assiduo e quotidiano. Non è possibile continuare a fare finta di niente. Si tratta di veri e propri reati – precisa – e anche nei confronti dell’abbandono dei cani, ben poco viene fatto dalle istituzioni». «Fenomeni di questo tipo – aggiunge Veronica Anastasio, vicepresidente dell’Oipa – è come se fosse un’appendice della nostra società. Tutti sanno che esistono, nessuno parla. Poi si trova un cavallo morto e all’improvviso la gente sembra svegliarsi, ma mai abbastanza. Il silenzio regna sovrano anche in altri ambiti – dice – come ad esempio lo sfruttamento dei cani da combattimento, abbandonati senza pietà quando non servono più». E nel frattempo, quel cavallo alla sua ultima corsa giace ancora su quel marciapiede, coperto da un cellophane bianco.
Dalla polizia municipale precisano che a rimuoverla sarà una ditta ingaggiata tramite l’assessorato Igiene e Sanità.
Francesca Amato
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