Sabato sera ore 20,30 arriviamo un po’in anticipo al cinema e pensiamo io e mio marito,quanto avremmo riso alla visione dell’ultimo film interpretato dall’attore comico Enrico Brignano.
Delirio di onnipotenza, quello di essere certi di qualcosa, anche di banale, come indovinare la trama di un film prima di averlo visto.
Ecco cosa è capitato proprio a me sabato 13 aprile. Credere che avrei assistito ad un film comico e invece scoprire di trovarmi di fronte ad un capolavoro, dalla trama semplice e inaspettata che mi avrebbe aperto il cuore all’introspezione di taluni valori, che, pur appartenendomi, giacevano impolverati dentro di me, frattanto che aspettavano l’occasione di essere rispolverati per distinguerne i contorni, velati dalla brama della quotidianità. La trama del film, era quella di un disperato che avendo fallito in molti campi lavorativi, come ultima ratio, ascoltando per caso una notizia alla radio, apprende di un piccolo paese della Puglia, in cui vive una grande comunità di anziani, che in paese, non ha una agenzia di pompe funebri !
E’ facile pensare come va a finire direte voi, invece ...
Il protagonista, il cui nome è Marcello, interpretato dall’attore comico ( Enrico Brignano) decide di avventurarsi in questo nuovo lavoro di beccamorto. In passato si era fidato di uno sbruffone, che sino a quel giorno aveva agito nei suoi confronti mai per il suo bene bensì per il proprio tornaconto.
Un millantatore che non si era mai risparmiato la fatica di proporgli affari che gli avrebbero arrecato solo tanti debiti e guai. Tra l’altro il famigerato propinatore di consigli se la intendeva con sua moglie, che bella e giovane, vedeva in lui (..il millantatore…interpretato da Ricky Tognazzi ) la fonte della serenità e della sicurezza. Ma la verità era ben diversa…l’anziano che se la intendeva con la ventenne, non lo faceva certamente perché mosso da nobili sentimenti…..Ci siamo capiti.
Allora, riprendiamo dal paesino smarrito tra le colline assolate della Puglia.
Lo sventurato parte per raggiungere la meta di quello sperduto pesino direttamente con gli strumenti del suo nuovo lavoro, la macchina di pompe funebri.
Giunto a destinazione, con la certezza che prima o poi….si capisce, ultra ottantenni…ha da finì ..la vita !
Ma così non è, infatti i vecchietti, nonostante le ripetute malattie dovute all’età, con le cure delle medicine adeguate ad ogni patologia, l’aria incontaminata, i riti che scandivano le loro giornate, sembravano divenir sempre più forti e audaci ( in tutti i sensi…) tanto che tra i personaggi del film vi era una giovane meretrice di colore, che si guadagnava da vivere offrendo prestazioni sessuali a buon prezzo, bilanciate sia all’età che alla pensione di vecchiaia.
Saggezza dei proverbi:-“ avevano perso il pelo ma non il vizio”
Questo tenore di vita così genuino, senza pretese, che faceva da cornice ad una quotidianità per niente squallida, aveva un effetto positivo nello stato di salute di questi anziani, tanto che, la speranza e l’ ottimismo nel domani, la faceva da padrone e non li abbandonava mai.
Tutto questo era la loro forza.
Al suo arrivo (il beccamorto) con la macchina di pompe funebri, non trova un ambiente ostile e timoroso o impressionato dal nefasto approssimarsi dell’apertura del nuovo Negozio ! Nessun esorcismo, nessun timore della morte, nessun amuleto o corno o ferro di cavallo. piuttosto la loro collaborazione elargita nell’ aiuto di quei piccoli lavoretti, che stanno a monte dell’apertura di una nuova attività.
Sopra la grande porta del negozio di pompe funebri era posta un’insegna sempre accesa di giorno e di notte che diffondeva una luce giallo intenso, quasi fosforescente, in grado di attirare l’attenzione anche dell’asino pigrone del paese.
Il suono delle cicale e dei grilli si alternava in ogni scena del film, scandendo la notte dal giorno.
L’’intenso profumo di campagna che sembrava emanare dallo schermo si intervallava alla visione di vecchi mestieri di cui si è persa la memoria frattanto che, ogni spettatore che stava lì seduto a guardare il film, con le bocca aperta come un merluzzo, rimaneva stupito nell’ammirare la bellezza e la semplicità di quegli scorci di vita, imbruniti come il metallo dal tempo.
Tra questi spettatori con la bocca aperta….. c’ero anch’io.
I giorni trascorrevano, ma i vecchietti accompagnati nella loro andatura dal bastone su cui poggiare le stanche membra, non morivano mai……….
Marcello invece, per la disperazione e la rabbia, si ammala di nervi, tanto da non distinguere più la realtà dalla finzione.
Fu questo il suo delirio , la sua presunzione, la certezza che in quel paese, gli abitanti, vista l’età, sarebbero morti da lì a poco facendogli riscuotere un sacco di soldi.
Durante i vari tentativi mal riusciti di farli ammalare ad esempio quando porta su in alto in montagna uno di loro affetto da una bruttissima bronchite, il risultato fu il seguente, lui si beccò un violento raffreddore ed un febbrone da cavallo, mentre l’altro, che avrebbe dovuto ammalarsi, si prende cura di lui facendogli le punture di cui aveva bisogno per guarire. ( immaginate la scena e la prima stramberia.)
Seguono alcune scene in cui lui, per niente rassegnato, invita uno di loro a cena e gli prepara piatti, pieni zeppi di sale, pepe, olio e zucchero in grande quantità .
Fin qui niente da dire se non evidenziare che l’ospite che aveva invitato a cena era iperteso ed aveva anche il diabete…!
Anche in questa occasione niente da fare, anzi, dopo il danno la beffa, in quanto il giorno seguente incrociatosi con il suo ospite, nota che sta benissimo, è forte come un leone tanto da sentirsi dire che è andato in bagno con regolarità……cosa che non accadeva da anni !
Povero Cristo! Cosa escogitare ancora!
Nulla sembrava attecchire come lui avrebbe sperato, per guadagnare tutti quei soldi che avrebbe riscosso dai funerale di ognuno di loro.
Il tempo trascorreva inesorabilmente quando, durante un’azione terribile, che stava per compiere, quella di mettere del veleno per topi nelle medicine di ognuno di loro, si ferma, prende coscienza di sé, e come se si stesse guardando per la prima volta allo specchio, vede un’immagine che non gli piace , butta via tutto ed inizia così un bellissimo rapporto con la comunità di anziani che lo aveva accolto con benevolenza, instaurando giorno dopo giorno, una grande e sincera amicizia, in cui ognuno, donava all’altro qualcosa di sé.
Dimenticavo che, in quest’ultima occasione di lavoro di beccamorto, aveva investito i soldi della povera nonna, che lo aveva cresciuto con tanto amore donandogli tutti i suoi risparmi , tutte le sue attenzioni.
Immaginatevi come si è sentito quando tempo dopo, apprende dalla figlia la morte di sua nonna.
Un verme.
Non l’aveva ancora ringraziata di tutto quello che aveva fatto per lui.
Ripercorre con la mente , la sua infanzia, affiorano tutti i ricordi di quando la nonna giocava con lui a nascondino e faceva finta di non vederlo mentre chiamava Marcellino….Marcellino dove sei?
Marcellino..se ne è andato Marcellino? ( scena bellissima .) che lui interpreta seduto sulla vecchia poltrona della nonna dove trova disteso sui braccioli, un lavoretto appena iniziato, piccolo piccolo, fatto con lana bianca.
Ritornato dopo il funerale della nonna al paesello intrattiene gli anziani con racconti che narrano la bellezza del viaggiare invitandoli a farlo per non sprecare i loro giorni trattenendosi ancora lì, in quel piccolo paese che non gli offriva niente, in tema di novità.
Parla loro di quanto è bello conoscere nuovi posti, scoprire il mondo…sino quasi a convincerli.
Arriva il giorno in cui inaspettatamente, tutta l’allegra compagnia dei vecchietti decide di andare in giro per il mondo, alla guida di un vecchio pulmino ( tipo quello guidato dalle suore) che li avrebbe condotti al primo aeroporto, pronti per partire alla scoperta di quelle terre lontane che non avevano mai visto.
Succede una tragedia.
l pulmino in cui viaggiavano scivola giù da un precipizio, tutti morti…
Quella morte che lui tanto aveva aspettato per guadagnare tutti quei soldi.
La scena è tristissima ( spero possiate vederla anche voi dalla mia descrizione) scorrono lacrime salatissime sui volti di tutti gli spettatori del cinema.
Segue un lungo silenzio, in cui ognuno si pone davanti alla propria coscienza nuda, riflettendo sulla pochezza dell’uomo che, in modo sbagliato, soprattutto ai nostri giorni, nel tempo che stiamo vivendo, perde di vista il valore “dell’essere” soppiantato dal disvalore “dell’avere.”
Tutti aspettavamo un imprevisto.
Sapete cosa succede alla fine del film?
Marcello ritrova tutti i suoi amici a Panama, dove era andato per consegnare una statuetta scolpita cinquanta anni prima, da uno dei suoi amici, che gli aveva raccontato quanto avrebbe voluto consegnarla , quale pegno d’amore eterno, alla donna della sua vita, che non aveva mai risposto ad una sua lettera, motivo per cui credeva che lei non lo amasse più.
E’lì che scopre che i suoi amici avevano simulato l’incidente, è li che scopre che erano tutti vivi è lì che scopre che in virtù della loro amicizia, ognuno di loro sapeva che lo avrebbero rivisto Marcellino….. conoscevano il suo cuore, per questo erano sicuri che sarebbe andato in missione a consegnare quella statuetta dalla storia incredibile.
“Ci vediamo domani, frase ricorrente nel film ha guidato noi spettatori, alla conclusione che la vita è sogno, è speranza e spesso l’ottimismo, che non è come dice qualcuno degli imbecilli ma dei saggi, che hanno tanto da insegnarci e che noi rivediamo nella figura dell’anziano, se mai fosse possibile, dovremmo desiderare non muoiano mai.
Perché in questo mondo bistrattato ed usurpato dalla sete del possesso, dell’avere a tutti i costi, dell’acquisto sfrenato nelle grandi agorà del nuovo millennio, i centri commerciali, pieni zeppi di carrelli stipati ma vuoti di speranza e di attesa, intesa come meditazione, abbiamo perso di vista un tesoro, quello dell’anziano, che ci insegna ad apprezzare semplicemente la vita, giorno dopo giorno con ottimismo tanto da poter dire: “ Ci vediamo domani.”
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