Nemo propheta in patria, nessuno è profeta nella sua patria, mi diceva mio padre e lo stesso penso anch'io. Infatti Grillo, genovese doc, è stato contestato dai suoi concittadini. Cosa ci può essere di peggio della rabbia di una città in ginocchio che meglio conosce Grillo? Una collera potente, così come il fango che ha coperto Genova, che ha steso il comico genovese tanto da indurlo ad inforcare il motorino per darsi alla fuga. Nessun perdono, nessuna ilarità, niente giustificazioni, ma solo sentimenti di tradimento per un antipolitico che si è sempre schierato con il popolo. “Noi siamo dalla vostra parte” ripeteva con il disagio del leader tradito dalla folla nella quale era andato a rifugiarsi e a chiedere consensi. Così come un figlio consapevole di avere la porta di casa sempre aperta. Ma per Grillo è stato ancora peggio. É sprofondato nel fango delle sue stesse radici. Eppure, prima di essere contestato, andava in giro come un leader che anelava riempire il grande vuoto d’autorità politiche, seppure utilizzando metodi non proprio ortodossi.
Ma Genova non ci sta, fa i conti con il fango, non può dimenticare l’esondazione dei fiumi che hanno sommerso la città. E mentre Vigili del Fuoco, Protezione Civile e tantissimi volontari imbracciano ancora le pale della disperazione, non si esauriscono le polemiche. “Sei qui per farti il selfie?” gli hanno gridato i genovesi che l’hanno votato e che indubbiamente lo avevano ascoltato nel dicembre del 2013 al terzo V-day, sicuramente il più eversivo. Impossibile immaginare che, meno di due anni dopo, il populista più arrabbiato sarebbe stato inseguito dall’ira del suo popolo che si aspettava il coinvolgimento della sua amata e osannata Rete e i maledetti ma utili denari.
Il primo bilancio dei danni è stato stimato intorno ai 300 milioni di euro. Ed è già fissata per martedì 21 ottobre una marcia di protesta verso la sede del Comune “per manifestare lo sdegno contro una classe politica incapace di prevenire il disastro dell’alluvione. La Genova di Grillo avrebbe potuto fare la differenza con un leader di nascita a 5Stelle?! Avrebbe potuto e anche dovuto con la guida del suo leader essere la prova di un popolo che si ribella alla politica dei privilegi e che scende in piazza, proveniente da ogni dove, rinnegando un sistema infarcito di luridume. E invece no, tutto uguale, tutta inutile demagogia, e spettacoli di piazza. Tu quoque, Grillo, fili mi!? Anche Grillo ha tradito la sua terra? Si dice, infatti, che perfino il Premier fosse stato informato, attraverso un documento, del pericolo di un’alluvione, e pare che il sindaco Marco Doria non sia stato in grado di dare un adeguato allarme e, per conseguenza, attivare bilanciati soccorsi. E se non fosse stato per l’intervento degli Angeli del fango, per lo più giovanissimi e, soprattutto, facce anonime di strada e di web - di qualsiasi etnia - che hanno lavorato ore e ore di fila senza mai arrendersi, così come alcuni appartenenti alla categoria delle forze dell'ordine che hanno spalato il fango dopo il turno lavorativo o, magari, anche prima ancora di cominciarlo, come iniziativa personale, non si sa come si sarebbe potuta evolvere la situazione. L'esercito, infatti, è arrivato dopo che questi angeli avevano iniziato il loro operato. E, dunque, non sembra inopportuno quel grido dalla folla: “Arrivi qui dopo cinque giorni a fare passerella?” . Le polemiche tra botta e risposta sono continuate. Ognuno con le proprie ragioni. Ma è inevitabile l’unica possibile constatazione: lo Stato non esiste più, l’Italia unita, e che crede, è finita, così come la speranza. Ci pare di assistere ad un turnover di interpreti clonati e sempre più indifferenti del benessere dei cittadini, pronti a sputare veleni e a coprirsi di fango, tanto per restare nel tema. Pertanto, caro Grillo, nonostante la personale comprensibile delusione, considera prima quella dei tuoi conterranei italiani, popolo inerme che attende le piogge per vedere la propria vita andare in frantumi e magari per essere sepolto ancora vivo!
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