Fa discutere ancora la vicenda inerente la revoca del vitalizio di circa 6000 euro lordi mensili percepiti sino al mese di giugno dall’ex Presidente della Regione Sicilia e deputato regionale Totò Cuffaro.
Orbene, giova ricordare che l’ex governatore ha subito in via definitiva, risultando per tale motivo attualmente recluso presso il carcere “Rebibbia” di Roma una condanna ad anni 7 anni di reclusione per i reati di favoreggiamento a “Cosa Nostra” e rivelazione di segreto d’ufficio, con conseguente interdizione dai pubblici uffici.
L’attuale Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, aveva, conseguentemente, investito della questione l’Avvocatura generale dello Stato richiedendo a quest’ultima un parere in merito anche a tale vicenda.
La risposta dell’Avvocatura non si è fatta attendere: «La perdita dell’assegno vitalizio al condannato in via definitiva ad una pena superiore a 5 anni trova immediato fondamento nel secondo comma dell’articolo 28 e nell’articolo 29 del codice penale rappresentando l’effetto automatico della pena accessoria dell’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici”.
Ragionamento che, personalmente, ritengo sia molto logico e lineare.
Peraltro, nel mese di febbraio scorso Ardizzone aveva avviato la procedura di sospensione cautelativa del vitalizio non solamente per Cuffaro ma anche per 11 ex parlamentari regionali.
Infatti, questi ultimi non avevano trasmesso le autocertificazioni attestanti l’assenza della condanna alla pena accessoria dell’interdizione, temporanea o perpetua dai pubblici uffici, come conseguenza di un reato contro la pubblica amministrazione.
Pertanto, è attesa in questi giorni la firma del provvedimento di revoca da parte del Presidente dell’ARS Giovanni Ardizzone che si limiterà ad applicare in conclusione quanto previsto dalla legge.
Avv. Filippo De Luca
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