Figura controversa, quella del grande studioso tedesco. Tanto che il Premio Nobel 1918 per la Chimica, ottenuto per la sintesi dell’ammoniaca dai suoi elementi, suscitò indignazione in molti ambienti internazionali e la consegna avvenne nel 1919. Il motivo delle proteste è da ricercare nell’uso dei gas durante la Grande Guerra. Haber, infatti, fece di tutto, sia come scienziato sia come nazionalista, per farli adoperare in battaglia. Era convinto in buona fede che, con la nuova terribile arma, il conflitto sarebbe durato poco e che moltissime vite si sarebbero potute salvare. Inoltre, nel corso di ricerche atte a scoprire nuovi insetticidi, elaborò un metodo (sintesi dell’acido cianidrico) che portò alla produzione del famigerato Zyklon B, adoperato dai nazisti nei campi di concentramento. Paradossale e tragica constatazione: Haber apparteneva a una famiglia ebrea, fu perseguitato dal regime e costretto a rifugiarsi in Inghilterra nonostante le perorazioni in suo favore fatte dall’autorevole Max Planck per convincere Hitler a cambiare parere. Qualcuno ha definito Haber “il Maledetto”.
Questa rubrica non si occupa di problemi etici e morali, dunque le polemiche sul suo operato sono state riportate solo per dovere di cronaca. In questa sede interessa unicamente segnalare che lo scienziato ha contribuito a salvare circa 2,5 miliardi di persone, grazie alla scoperta dei fertilizzanti sintetici. L’agricoltura, ai suoi tempi, era molto arretrata e la popolazione mondiale cominciava ad aumentare in modo inesorabile. Consapevole del grave problema, mise a punto, in collaborazione con Carl Bosch, un metodo in grado di sintetizzare l’ammoniaca. Usando azoto e idrogeno ad alta pressione e temperatura, riuscì nell’intento. Le produzioni, infatti, fecero registrare un fortissimo incremento. In termini molto semplici, ottenne in laboratorio gli stessi risultati che nell’ambiente naturale raggiungono le leguminose: fissare l’azoto atmosferico attraverso batteri contenuti nelle radici e trasferirlo nel terreno, aumentandone la fertilità. È, infatti, ancora comune coltivare ortaggi subito dopo avere destinato il campo a leguminose e avere effettuato il sovescio, cioè l’interramento delle stesse. La massa erbosa, infatti, col tempo si trasformerà in humus. Dunque, azoto dalle radici e humus dalla parte epigea. E la stessa tecnica è usata per fertilizzare in modo naturale uliveti o agrumeti.
Tuttavia, come spesso accaduto, i risultati della geniale scoperta, che rendeva accessibile l’uso di grandi quantitativi di concimi sintetici, furono accolti, all’inizio, dal solito scetticismo. La nota industria BASF, infatti, non riteneva possibile garantire le alte pressioni e temperature che il metodo richiedeva. Per non citare le difficoltà di reperire l’osmio, che nella reazione fungeva da catalizzatore. Tutto ciò avveniva nel 1909. In seguito, grazie all’intervento di Karl Engler e agli sforzi di Bosch, il metodo fu razionalizzato e reso economicamente fattibile. Fu soprattutto Bosch a introdurre l’uso del ferro, elemento più economico e abbondante dell’osmio, sempre in funzione di catalizzatore. Di qui, il nome di metodo Haber-Bosch. Lo stesso Bosch ottenne il Premio Nobel nel 1931. L’uso dei concimi chimici ha provocato danni anche di una certa gravità ai terreni, ma perché usati in modo massiccio e scriteriato. Di certo, però, gli scienziati non possono essere incolpati anche di tale questione. Haber morì il 19 gennaio 1934. Si stava trasferendo in Palestina, ma un attacco cardiaco lo stroncò in un albergo di Basilea.
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