La Polizia di Stato, con personale della Squadra Mobile, all’alba di oggi, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo, ha eseguito l’Ordinanza di applicazione della misura cautelare emessa dal G.I.P. del locale Tribunale nei confronti di: Di Blasi Vincenzo, nato a Palermo il 14.08.1959 (carcere), Mendola Salvatore, nato a Palermo il 07.10.1964 (arresti domiciliari) e V. J. (obbligo di presentazione alla p.g.).
Indagati, a vario titolo, per concorso esterno in associazione mafiosa (Di Blasi) e favoreggiamento aggravato (Mendola e V.J.).
La misura rappresenta il seguito del provvedimento di fermo emesso dalla D.D.A. di Palermo ed eseguito dalla Squadra Mobile nello scorso mese di novembre al termine di una complessa attività d’indagine, diretta dal pool di magistrati coordinati dal Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca, che aveva consentito di ricostruire, tra l’altro, gli affari criminali dei fratelli Marino con particolare riferimento al traffico di stupefacenti ed alla odiosa pratica delle truffe assicurative realizzate con le gravi fratture in danno delle vittime consenzienti.
Secondo l’attuale ipotesi investigativa, confermata dal G.I.P., con il preciso scopo di tentare di eludere le pressioni derivanti dall’incessante attività di indagine, i Marino avevano approntato un vero e proprio apparato informativo in grado di fornire tempestivamente informazioni sulle iniziative investigative riguardanti il contesto territoriale dello Sperone.
Tra i soggetti a loro disposizione, Mendola Salvatore e un altro soggetto, sempre pronti e disponibili a fornire in tempo reale i dati identificativi dei veicoli di copertura utilizzati dalla polizia giudiziaria durante i pedinamenti.
I Marino, inoltre, potevano contare sui servigi di Vincenzo Di Blasi, Ispettore di Polizia in quiescenza, scarcerato nel settembre del 2015 dopo aver scontato una condanna a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dalle investigazioni in corso, è emersa l’attualità del rapporto tra il Di Blasi e gli uomini d’onore di Brancaccio.
L’ex Ispettore, essendo ormai privo di notizie dirette perché fuori dai ruoli della Polizia, ha più volte “avvicinato” soggetti vicini a contesti investigativi, non identificati compiutamente ed appartenenti tanto all’Arma dei Carabinieri quanto alla Polizia di Stato, per acquisire informazioni riservate da riferire poi al Marino.
Numerosi, infatti, sono i dialoghi intercettati da cui si evince una sorta di rapporto di servizio tra Di Blasi, stabilmente incaricato della ricerca di notizie, e Marino che lo retribuiva con versamenti mensili di denaro.
Le informazioni riguardavano tipologia e targhe di auto con colori di serie utilizzate dalle forze dell’ordine, con l’invito a prestare attenzione anche quando a bordo del veicolo vi fosse stato un solo occupante, l’ubicazione di telecamere di sorveglianza o l’imminenza di operazioni di polizia nella zona.
Fonte: Polizia di Stato
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