Papa Francesco, pare rispondere, con i suoi stupefacenti comportamenti, alle necessità e ai quesiti dell’uomo. Ed è per questo che tutti lo sentiamo il nostro Papa, al di là del personale credo. Forse la formazione e le esperienze in un popolo di strada, hanno accresciuto la Sua umanità, rendendoLo un uomo prima e Pontefice Illuminato dopo. Eterni sono gli interrogativi che finalmente trovano una concreta risposta terrena che ci fornisce Francesco Bergoglio, un Papa che “parla” la lingua dei deboli di corpo e di spirito, che chiama al cellulare chi ha patito una violenza; che osserva e fa osservare il digiuno anche a chi non è della stessa confessione religiosa, riunendo il mondo intero sotto l’effige della parola Pace Universale; e che, infine, dà vere risposte perfino agli interrogativi più intimi e delicati, quelli che l’uomo rifugge perché a volte ne ha perfino sacrale timore.
Il punto che intendo centrare, e che mi sta molto a cuore, è la posizione di chi è agnostico con squarci di fede. Agnostico, non va confuso con ateo (colui che non crede completamente in Dio), ma è chi, magari fra i tormenti, si chiede: "ma esisterà davvero qualcosa in qualche modo al di sopra di noi, un aldilà, un dio qualunque, qualche entità superiore??" e si risponde "non lo so" dopo aver constatato che non ha mezzi per rispondere a questa domanda! Perché l’uomo, senza entrare nel turbine di teorie filosofiche, anche se non lo sa, ha bisogno di aggrapparsi ad un credo, un sentimento mistico di qualsiasi genesi. Questo non significa, però, che debba accettare – per fede – ciò che è scritto o tramandato per storia o consuetudine; o, peggio, puritanesimo.
La fede, ripeto, è qualcosa di così profondo che non può essere spiegata e paragonata ad un capitolo di storia o una lettura biblica, né tantomeno imposta come diktat.
Questa lunga premessa, annuncia, di seguito, la lettera del Papa in risposta alle domande su fede e laicità che gli aveva posto Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano La Repubblica, che ho accolto con estrema gioia ed emozione, e che confuta del tutto il mio personale credo: cioè che la vera risposta di fede risiede nei comportamenti umani, gli unici che svelano la coscienza e una qualunque professione. E questo al di là del fatto di essere credenti e/o praticanti o agnostici o, addirittura atei. E voglio anche mettere in risalto che, nel mio breve viaggio terreno, ho trovato più “giusti” fra i – quasi – senza fede, ricchi di sana umanità, che fra quelli che si sono proclamati tali, ma che alla fine poco mi hanno provato. Ma questa è soltanto la mia personale conoscenza, che non intende dichiarare nulla, né offendere nessuno, ma che cerca semplicemente di riportare un'esperienza di vita. E comunque vada ... Dio perdonerà sempre chi obbedisce alla propria coscienza.
Marina De Luca
Di seguito la lettera.
''Mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede''; ''la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza '' ha scritto il papa Francesco in una lettera a Repubblica con cui risponde alle domande su fede e laicità che gli aveva posto Eugenio Scalfari.
Obbedire alla propria coscienza - ''Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza''. Così papa Francesco risponde con una lettera a Repubblica - che il giornale pubblica in apertura - agli interrogativi su fede e laicità posti dal fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari, e in particolare alla domanda ''se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede''. ''Ascoltare ed obbedire'' alla coscienza, spiega Bergoglio, significa ''decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire''.
La verità è una relazione -Il pontefice risponde poi ad altri temi chiave che il laico Scalfari aveva posto. Al quesito se sia peccato credere che non esiste alcun assoluto, il papa risponde così: ''Io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità 'assoluta', nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l'amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione!'' Alla domanda se, con la scomparsa dell'uomo sulla terra, scomparirà anche ''il pensiero capace di pensare Dio'', Francesco risponde che Dio ''non è un'idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell'uomo''. ''Dio non dipende, dunque, dal nostro pensiero. Del resto, anche quando venisse a finire la vita dell'uomo sulla terra, l'uomo non terminerà di esistere e, in un modo che non sappiamo, anche l'universo creato con lui''.
L’incontro con Gesù - ''Lungo i secoli della modernità, si è assistito a un paradosso: la fede cristiana, la cui novità e incidenza sulla vita dell'uomo sin dall'inizio sono state espresse proprio attraverso il simbolo della luce, è stata spesso bollata come il buio della superstizione che si oppone alla luce della ragione''. ''È venuto ormai il tempo'' di ''un dialogo aperto e senza preconcetti che riapra le porte per un serio e fecondo incontro'' ha scritto ancora il pontefice rispondendo a un’altra domanda di Scalfari, invitandolo a ''fare un tratto di cammino insieme''. Per chi cerca di seguire Gesù ''nella luce della fede'', spiega il papa, questo dialogo ''è una espressione intima e indispensabile'' dell'esistenza del credente. ''La fede, per me, è nata dall'incontro con Gesù''. Ma, aggiunge, ''senza la Chiesa non avrei potuto incontrare Gesù, pur nella consapevolezza che quell' immenso dono che è la fede è custodito nei fragili vasi d' argilla della nostra umanità''.
La fede cristiana secondo il Papa - Francesco spiega che ''la fede cristiana crede questo: che Gesù è il figlio di Dio venuto a dare la sua vita per aprire a tutti la via dell'amore''. Alla domanda su ''cosa dire ai fratelli ebrei circa la promessa fatta loro da Dio: è essa del tutto andata a vuoto?'' il papa risponde che gli ebrei, ''proprio perseverando nella fede nel Dio dell'alleanza, richiamano tutti, anche noi cristiani, al fatto che siamo sempre in attesa, come dei pellegrini, del ritorno del Signore e che dunque sempre dobbiamo essere aperti verso di Lui e mai arroccarci in ciò che abbiamo già raggiunto''. Eugenio Scalfari dà un primo commento alle parole del pontefice, un dialogo con la ''pecora smarrita'', definendo la sua lettera ''una prova ulteriore della sua capacità e desiderio di superare gli steccati dialogando con tutti alla ricerca della pace, dell'amore e della testimonianza'
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